L’ARTE DI MAMBOR
a Palazzo Te
23
fino al
marzo
Fino al 23 marzo sarà esposta nelle Fruttiere di Palazzo Te una selezione della coerente e insieme variegata
opera del pittore romano Renato Mambor, raccolta in cinque significativi capitoli che intendono percorrere
- riproponendo le parole del curatore Gianluca Marziani - un excursus a ritroso fino alle fotografie del 1969,
passando per le celebri sagome tridimensionali, i famosi “Separè”del 2007, quindi “Diario 2007”, spunto per una
serie di trittici riepilogativi, e “Quadreria”, un insieme organico di tele senza legami apparenti, riunite con libertà
compositiva e spirito narrativo.
Infine un lavoro esclusivo presentato qui in anteprima, pensato da Mambor appositamente per Mantova:
“Quadreria Infinita”, una sorta di esercito pittorico in cui la sagoma ripetuta crea un ritmo sintattico, forte ritorno
alla bidimensionalità degli anni Sessanta.
È alla musica elettronica concettuale che Marziani associa l’arte di Mambor, l’accezione più “liquida” di una pratica
campionatoria dove una porzione di suono viene estratta da una massa primaria per essere poi immessa in un
flusso sintetico “definito su una matrice che forma e trasforma, slitta e definisce, amplifica e comprime”.
L’immagine sintetica di Mambor, a tratti, può essere ulteriormente compresa gettando uno sguardo alla poetica di
Andy Warhol, fondata su un’estetica essenziale, limpida e chiaramente basata sulla ripetizione.
Ma, contrariamente agli intenti di Warhol, Mambor incarna un approccio caldo in cui scompaiono l’io espressionista
e la narrazione autografa, senza che si rinunci alla carne viva del colore, alle materie pulsanti, alle alchimie tattili
del quotidiano”.
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