PARTS Novembre 2025 | Page 50

[ I numeri dell’ automotive ]
IN ITALIA AVANZA L’ IBRIDO
Guardando alla situazione nel nostro mercato interno, nei primi otto mesi del 2025( i più recenti al momento in cui scriviamo) secondo i dati ANFIA, i volumi complessivi delle immatricolazioni si sono attestati a 1.040.734 unità, con un calo del 3,7 % rispetto a quelli di gennaio-agosto 2024. Le auto a benzina hanno fatto segnare una flessione del 17,6 % e quelle delle diesel del 32,1 %, rispettivamente con quote di mercato del 25,8 % e del 10 %( solo 10 anni fa le auto a gasolio rappresentavano il 56 % del parco circolante). Parallelamente mild e full hybrid sono crescuti del 9,4 % con una quota del 44,2 %. Per quanto riguarda le vetture ricaricabili, le elettriche hanno raggiunto una rappresentatività del 5,2 %, con vendite in aumento del 29 %( ma con poco più di 54mila unità, provenienti prevalentemente dalle flotte), mentre le ibride plug-in fanno un balzo in avanti del 62,6 %( circa 59mila unità) con una quota del 5,6 % nei primi otto mesi. Questi numeri dicono chiaramente che gli italiani, nonostante incentivi e imposizioni normative, non apprezzano particolarmente le BEV e, in nell’ attuale fase di incertezza economica e geopolitica, preferiscono le ibride. Sulle elettriche l’ Italia è fanalino di coda in un mercato europeo che viaggia così lento da sembrare fermo. La progressione delle full electric avanza a passo di lumaca da ormai un triennio nonostante l’ aumento esponenziale delle colonnine di ricarica. Parlano i numeri: la quota dell’ immatricolato è del 7 % in Spagna, 17 % in Germania, 19 % in Francia e Regno Unito. Nel frattempo, tornando all’ Italia, le diesel, a cui finora è stata attribuita la colpa di inquinare troppo, stanno scomparendo dal mercato. Che sia stata una scelta avventata, priva di fondamento scientifico lo dimostra il fatto che non ha avuto alcun impatto sulla riduzione delle emissioni medie di CO2 delle auto vendute, rimaste sino a oggi costantemente sopra i 115 g / km( 119,1 nel 2024).
di lasciare sul terreno circa la metà dei propri volumi tra calo del mercato cinese, stagnazione in Europa e dazi con gli USA. Per quanto riguarda le sole“ gabelle doganali” invece, colpiranno in maniera maggiore le case giapponesi e coreane, le cui percentuali di vendita dipendono da sempre in maniera importante dai mercati nordamericani. Per comprendere a fondo i nuovi assetti geopolitici ed economici è utile indagare anche sulle motivazioni che hanno spinto l’ amministrazione Trump a imporre nuovi sulle importazioni di merci. Dal 1947 al 2022, secondo quanto emerge dalla ricerca di Bain, gli Stati Uniti hanno subito un crollo costante della manifattura con una quota di Pil sul totale che è passata dal 25 al 10 %, mentre quella degli addetti del settore è sprofondata dal 30 all’ 8 %. La
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