PARTS Maggio 2025 | Page 162

Management

• tema strategico / produttivo: come riportare in patria il know how industriale disperso e riguadagnare posti di lavoro nel settore industriale.
Questi temi, che sono imprescindibili per la stabilità sociale e politica degli Stati Uniti, non coinvolgono solo il Paese asiatico ma tutti i Paesi con cui hanno rapporti commerciali inclusa l’ Europa, con la quale soffrono di un deficit sempre più importante.
L’ Europa e il tema dei dazi
Se l’ obiettivo principale di Washington è la Cina, non dobbiamo mai dimenticare che anche l’ Europa sta scivolando in una dipendenza sempre più accentuata verso Pechino anche se Bruxelles, condizionata dagli interessi tedeschi, tende a minimizzare il problema( grafico ISPI). Negli ultimi anni si è aperta con il Paese asiatico un’ autentica voragine nella bilancia commerciale dell’ Unione spinta anche e soprattutto dalle direttive impositive dettate dal Green Deal( auto elettriche, pannelli solari e materie prime nel grafico). Nonostante ciò che dicono gli europei, già l’ amministrazione Biden aveva messo in atto dei dazi per arginare la deriva americana e Bruxelles, anche se in forma più subdola, aveva legiferato per frenare l’ importazione indiscriminata di prodotti da Paesi low cost: tutta la legislazione Carbon Border Adjustment Mechanism( CBAM) per esempio è infatti un tentativo“ politically correct” di penalizzare le importazioni che non rispettano le regole europee sulle emissioni e cioè praticamente tutto ciò che non proviene dall’ Unione, senza rendersi conto che questo avrebbe messo in ginocchio interi settori merceologici dell’ industria europea. Nella realtà, anche se Trump ha usato toni politicamente poco consoni, i dazi americani nei confronti della Cina saranno inevitabili quanto lo saranno quelli europei. La Cina è un enorme fattore di destabilizzazione mondiale e va arginata prima che sia troppo tardi. La manipolazione della moneta cinese che viene utilizzata come grimaldello per distruggere intere filiere occidentali, unitamente ad un sistema valoriale non compatibile con il nostro( diritti umani, lavoro, dumping), sta mettendo sotto pressione i sistemi economici di Europa e Stati Uniti. L’ Unione ha reagito all’ annuncio dei dazi dell’ amministrazione americana in maniera troppo scomposta, non comprendendo quali siano i veri obiettivi di Washington. Se peraltro la trattativa con gli USA si chiuderà
come è probabile con un dazio reciproco del 10 % mentre quello con Pechino si assesterà su valori a tripla cifra, per l’ industria europea si apriranno spazi immensi nel mercato americano in sostituzione dei prodotti cinesi spinti fuori mercato dalle tariffe sull’ importazione. Nello specifico, la componentistica per auto avrà dei vantaggi sostanziosi dato il raddoppio dei costi di quella cinese che da anni domina il mercato dell’ aftermarket americano. Chi poi vuole acquistare una vettura europea di alta gamma non si lascerà certo intimidire da un costo più alto di ciò che già oggi è disposto a pagare. Ovviamente gli americani si aspettano un riequilibrio della loro bilancia commerciale con l’ Europa e non si può certo dargli torto ed è ciò che già oggi silenziosamente sta avvenendo. Tanto rumore per nulla, quindi? Io sostengo di sì. Come sempre la managerialità deve sapere cogliere le opportunità che i diversi momenti storici offrono. Il lamento continuo e l’ irrazionalità interpretativa delle situazioni non hanno mai portato nulla di buono; l’ agitazione delle Borse non si giustifica certo se non con una volontà di speculare mascherata da emotività. Il mondo ha bisogno di ordine per creare ricchezza e benessere; nel caos indiscriminato di chi non ha nessun rispetto delle regole di convivenza vince sempre chi è più spregiudicato di altri e necessariamente non è mai colui che fa gli interessi della comunità dei cittadini.
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