PARTS Maggio 2025 | Page 158

Management

Dazi e controdazi

Il caos economico generato da un’ interpretazione selvaggia del WTO è il vero responsabile degli squilibri economico-finanziari a cui l’ amministrazione americana sta cercando di mettere rimedio. L’ Europa paradossalmente avrà dei vantaggi dai dazi americani perché il vero obiettivo è la Cina e non il Vecchio Continente. Se la politica saprà interfacciarsi intelligentemente con Washington, le nostre industrie guadagneranno grandi spazi di mercato lasciati a terra da Pechino colpita da tariffe a tripla cifra. Il mondo è cambiato repentinamente e noi dobbiamo, volenti o nolenti, adattarci al nuovo corso dello sviluppo degli eventi storici
di Andrea Taschini
Gli Stati Uniti stanno attraversando una fase delicata della loro storia
Il ruolo di leader mondiale che per 80 anni ha garantito una pace duratura e una prosperità mai vista prima dall’ umanità intera, attraversando i grandi cambiamenti tecnologici in corso, era naturale dovesse ripensare il proprio posizionamento all’ interno di un contesto mondiale sempre più complesso. Non solo l’ America ha avuto un ruolo meritorio nel rimettere in piedi l’ Europa sfasciata da due guerre civili autoinflitte, ma ha gettato le basi per una rinascita della Cina che giaceva in uno stato di sonnolenza inoltrata da quasi 500 anni. Nessuno vuole attribuire agli USA più meriti altruistici di ciò che in realtà ha, nessuno vuole qui negare che abbia avuto in tutto ciò un grande tornaconto, ma è innegabile che facendo i propri interessi ha permesso a intere popolazioni di uscire da decenni di prostrazione e da guerre secolari; non siamo certo noi europei con mezzo millennio di colonialismo predatorio a dovere rimproverare gli americani di scarso altruismo. Alla fine di quella grande corsa partita nel 1945 che abbiamo appena menzionato a Washington, ma soprattutto nella profonda e popolosa America che troppo poco viene tenuta in considerazione dagli europei, qualcuno si deve essere messo a fare i conti cominciando a tirare le somme di tutte le politiche“ innovative” messe in atto dall’ era Clinton in poi all’ indomani di quella svolta epocale che fu il crollo dell’ Unione Sovietica quando ci si lanciò in una globalizzazione senza regole e confini mai vista prima. Le somme in democrazia di solito si tirano quando lo scontento di alcune classi sociali sale a livelli tali che lo storytelling dominante non è più sufficiente a giustificare le azioni di governo e si cominciano a fare valutazioni sulle conseguenze che esse hanno portato. Quando il malcontento del sentiment popolare trova riscontri oggettivi in analisi di valutazione macroeconomiche e geopolitiche sul reale stato delle cose, si hanno le cosiddette svolte epocali. Già nel 2016 i segnali erano stati molto forti( per la verità non solo negli Stati Uniti) quando Donald Trump vinse inaspettatamente le elezioni del primo mandato, ma il vecchio establishment era poi riuscito in qualche modo a rieleggere un proprio rappresentante che però non solo si è dimostrato armato di una visione debolissima, ma è riuscito a infilarsi in una serie di guai più o meno consapevoli tali da fare rieleggere quattro anni dopo con un’ ampia maggioranza di voti The Donald.
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