Parma, la città del bon vivre October 2020 | Page 67

Se a Roma c’erano Michelangelo e Raffaello, a Venezia Tiziano, a Parma c’era Correggio il maggior esponente del Rinascimento parmense e su questo non c’è ombra di dubbio.

Per me la sua massima espressione artistica si trova in questo spazio chiamato, anche, la “sala da pranzo” del Correggio. In realtà si tratta della Camera di San Paolo che Antonio Allegri alias Correggio dipinse tra il 1518 ed il 1519. Nota, anche, come la "Camera della Badessa", è un ambiente nell'ex Monastero di San Paolo. La Badessa Giovanna Piacenza (1479 – 1524), del Monastero benedettino femminile di San Paolo, legata alle nobili famiglie dei Bergonzi di Parma e dei Baroni di Piacenza, chiamò Correggio per la decorazione di questo piccolo ambiente. La camera in origine faceva parte di un complesso di sei ambienti, che costituivano l'appartamento personale della Badessa. La funzione di questo spazio, in particolare, non è nota: forse un piccolo studio o sala di rappresentanza oppure, a giudicare dal vasellame incluso nella decorazione, una sala da pranzo. Nel 1524 alla morte della Badessa la "Camera" venne “sigillata” incorporandola nella zona di clausura del convento e la bellezza di queste stanze rimase per secoli nell’oblio. Riscoperta durante dei restauri alla fine del XVIII sec., la "Camera" è riconosciuta oggi come una delle più alte creazioni del Rinascimento italiano. Dire meravigliosa è limitante! A base quadrata la camera è coperta da una volta a ombrello realizzata dall'architetto Giorgio da Erba nel 1514 e originariamente, come da stile nell’epoca, presentava arazzi alle pareti. La volta imita un pergolato aperto sul cielo, trasformandolo in un giardino illusorio. I costoloni, delimitati da nervature che simulano canne di bambù, suddividono ogni sezione in quattro zone, corrispondenti ad ogni parete. Al centro della volta possiamo osservare lo stemma della Badessa, composto da tre lune falcate in stucco dorato, intorno al quale il Correggio ideò un sistema di fasce rosa annodate e collegate a festoni vegetali. Ciascun festone termina in un'apertura ovale dove si affacciano gruppi di puttini collegati tra loro da molteplici rimandi narrativi: osservateli con attenzione! In basso lungo le pareti si trovano lunette che simulano nicchie contenenti statue, realizzate con uno straordinario effetto a trompe l'oeil studiando l'illuminazione reale della stanza. La fascia più bassa simula capitelli con arieti, ai quali sono appesi teli di lino tesi che sostengono vari oggetti come piatti, vasi, brocche. Altro pezzo forte della Camera è la famosa cappa del camino incentrata sul tema della dea Diana e delle rispondenze filosofico-mitologiche.

La "sala da pranzo" del Correggio

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