Natale. E pace in terra ag
Perche' Natale si celebra il 25 dicembre
Anche se la Bibbia non rivela la data in cui nacque Gesù e sono inesistenti altre fonti che certifichino l’evento, la sua nascita viene festeggiata il 25 dicembre. Ma perché è stata scelta
proprio questa data ed a partire da quando? La prima testimonianza sull’esistenza di una festa di Natale nel giorno del 25 dicembre, risale al 354 d.C., documentata da un antico
almanacco. Pare che ci sia un nesso di continuità con quella che era già una festa pagana esistente proprio in quei giorni. Infatti, il 25 dicembre era già da tempo la festa del “Sole
vittorioso” (Sol Invictus), una festa in cui si celebrava appunto la vittoria del Dio Sole sulle tenebre: secondo i Romani proprio in quel periodo, avveniva il solstizio d’inverno, momento a
partire dal quale le ore di luce aumentavano a scapito del buio. I romani inoltre sempre in quel periodo celebravano i saturnali, la festa per onorare Saturno, dio dell'agricoltura. Una festa
durante la quale il Sole rinato, era segno dell’approssimarsi della primavera portatrice di nuovi frutti, ed amici e parenti, felici per questo, si scambiavano ricchi doni. Attorno al 350 d.c.,
Papa Giulio I trasformò questa festa pagana in una festa cristiana, dichiarando il 25 dicembre anniversario della nascita di Cristo, dal momento che Cristo rappresenta la vittoria della luce
sulle tenebre, e quindi del bene sul male.
Il Presepe nasce a Greggio per opera di San Francesco
Napoli la patria indiscussa del presepio,
Presepe del Club Terrelle
Il Presepe (o Presepio) è la
rappresentazione della scena della
nascita di Gesù, realizzata per
mezzo di statuine di diversi
materiali;
preparata
tradizionalmente nelle case e nelle
chiese nel periodo tra il Natale e
l’Epifania. La scena ha i suoi
elementi principali nella grotta,
che racchiude la mangiatoia dove
viene posto Gesù Bambino, con a
lato la Madonna, San Giuseppe, il
bue, l’asino, i tre Re Magi e i
pastori. Ma quali sono le origini
del presepe? Pare che il primo
presepe venne rievocato a
Greggio, per la pietà di San
Francesco di Assisi, tra i boscosi
monti Sabini, alle pendici del
monte Lacerone. Il Santo, nel
1219, armato solo di perdono e
della parola di Gesù, partì come
Crociato in Oriente. Fu ricevuto
dal sultano al Malik- al-Kamil e
poté visitare in pace i luoghi santi
della vita del Signore. Il ricordo
più intenso di quel viaggio fu la
visita
all’umile
grotta
di
Betlemme
dove
nacque
Gesù. Tornato in Italia, in
prossimità del Natale, Francesco,
prima di congedare i frati per il
riposo notturno, li pregò di
fermarsi ad ascoltare una sua
proposta: quella di celebrare il
Natale in un modo nuovo,
rappresentando la nascita del
Bambino Gesù, per mostrare
quanti disagi Il Salvatore ha
dovuto affrontare.
Frate Egidio espresse il timore che
il Papa avrebbe potuto negare il
permesso, ma Francesco cercò di
entusiasmare
i
suoi
frati
sull’iniziativa. Nel frattempo, un
giovane di Greccio, andò da
Francesco per offrirgli i suoi
territori costellati di grotte naturali
che si prestavano perfettamente al
suo progetto. Il Papa Onorio III
accordò volentieri il suo permesso
e i frati si misero all’opera per
cercare i volti che dovevano
interpretare
la
Sacra
rappresentazione: i pastori, Maria,
Giuseppe, il bambino. La notte di
Natale del 1223, arrivarono
persone da varie regioni, frati,
donne, uomini, con fiaccole per
illuminare la Notte Santa.
Radunato tutto il popolo,
Francesco introdusse con poche
parole la Veglia natalizia, frate
Egizio lesse il Vangelo della
nascita di Gesù ad alta voce.
Entrarono poi anche i pastori in
scena, rendendo quella notte
unica, avvolta da una fede
profonda. Francesco concluse la
commovente
rappresentazione
con queste parole: “Fratelli, siete
accorsi stanotte per vedere con i
vostri occhi la nascita del nostro
Signore. Egli è nato umile e
povero, e umili erano anche le
persone che lo hanno adorato.
L’umiltà e la povertà con le quali
Dio si è rivelato all’umanità sono
l’unica via che conduce al bene
assoluto; in questo sta la perfetta
letizia. In quel momento, il Santo
non poteva immaginare che 800
anni dopo la rievocazione della
nascita di Cristo sarebbe stata
commercializzata al massimo
allontanandosi dal sentimento di
umilta’ che conduce al bene
assoluto.
Tra le prime rappresentazioni di
alto valore artistico, la natività
di Arnolfo da Cambio, nel 1289,
oggi conservata nella cappella
Sistina in Santa Maria Maggiore a
Roma, realizzata per onorare una
delle reliquie più significative del
Cristianesimo: la culla di Gesù
Bambino. Il più tradizionale dei
presepi romani si trova nella
chiesa dell’Ara Coeli, nel quale il
Bambino è il protagonista
assoluto. A Lecce invece i
personaggi del presepe son sono
fatti in cartapesta. Gran parte dei
presepi
pugliesi
quattro-
cinquecenteschi sono opera
di Stefano da Putignano. Un
ricordo particolare va al presepe
siciliano che. pur essendo analogo
a quello napoletano, se ne
diversifica
per
la
minor
divagazione. Il tono e la
rappresentazione son più sacre,
l’atmosfera più drammatica.
Esempi si possono trovare nel
Museo siracusano di Palazzo
Bellomo:
statuette
delicate,
caratterizzate nei volti, nei gesti e
nella finezza degli abiti.
Anche in Alto Adige troviamo una
ricca tradizione di presepi, già
presente nel quattro-cinquecento
ad opera di maestri ed artigiani
intagliatori di legno. Il gusto
nordico tirolese si mescola con lo
stile italiano per dar vita a piccoli
presepi lignei animati da una folla
di personaggi; esempi se ne
trovano nel museo di Bressanone.
Ma è certamente Napoli la patria
indiscussa del presepio, dove esso
è un’esplosione di luci, colori,
forme, suoni, una manifestazione
del costume e dell’animo
napoletano. L’amore per lo
spettacolo, per la vivacità e per
l’aneddotica rende questi presepi
unici, talvolta ricchi di animate
scene popolaresche
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