Panorama ItalianCanadian February 2014 | Page 5

Febbraio 2014 PANORAMA Italian Canadian 5 Dopo 15 anni il cinema italiano trionfa in America “La grande bellezza” conquista l’Oscar di Carlo Coen 15 anni, dal 1999 con la Vita e’ bella di Roberto Benigni, “La grande bellezza “ di Paolo Sorrentino conquista l’Oscar aggi riprovevoli e immagini di esaltante bellezza. La grande bellezza, sin dal suo esordio, aveva rapidamente conquistato le prime pagine dei giornali, sia in Italia che all’estero, in particolare nel Nord America. Aveva vinto il prestigioso premio BAFTA (l’equivalente britannico degli Oscar) e, assai significativamente, aveva avuto l’onore di un’edizione speciale in DVD per la Criterion, la compagnia più prestigiosa nel settore dell’Home Entertainment. Il pubblico e la critica italiani si sono divisi tra detrattori e sostenitori, mentre quelli nordameri- 2014 come migliore film straniero. La grande bellezza è la storia di Jep (Toni Servillo), uno scrittore che ha scritto un solo romanzo. Jep è circondato da un mondo in cui la bruttezza morale contrasta con la bellezza esteriore di Roma. Il film si snoda alternando storie di person- cani si sono schierati quasi all’unanimità a favore del film, rischiando definizioni azzardate, quali “capolavoro”. Per i detrattori, si tratta di un film con troppe velleità, troppo teso a rifare il verso a Fellini e a La dolce vita. Per i suoi sostenitori, invece, è un’opera ricca e complessa, persino con un Prof. Carlo Coen Dopo Club Palazzo San Gervasio ricorda la Festa della Pentolaccia del prossimo 5 Aprile 2014 messaggio morale di alta dignità. Personalmente, credo che la verità stia nel mezzo: La grande bellezza è certamente un film di valore, ed esprime un rapporto profondo con il cinema del passato e con la società contemporanea, ma non si può definire un capolavoro. Cominciamo da Fellini: La grande bellezza è letteralmente intriso di riferimenti alla sua opera, che vanno ben al di là delle semplici, pur numerose citazioni. Vediamone qualcuna: come in Fellini, le feste del film, di una tristezza esistenziale indescrivibile, sono l’esatto opposto della spensieratezza e della gioia che comunemente vengono associate all’idea corrente di festa; ma anche personaggi, luoghi e persino i costumi riecheggiano Fellini: Jep è il Marcello de La dolce vita, e Romano (Carlo Ver- done) ricorda troppo da vicino il Leopoldo de I vitelloni, l’intellettuale frustrato in cerca di successo; dano quelli de L’intervista. Tuttavia, i riferimenti vanno oltre la funzione di semplici omaggi: il moralismo felliniano fornisce la base concettuale più evidente all’intero film. E qui sorge il primo problema: la leggerezza felliniana, che non rusciamo a trovare in Sorrentino. Se il genio di Fellini riesce a trasformare l’Inferno della modernità in un affascinante spettacolo, Sorrentino appesantisce il film con personaggi e situazioni che, certo, illustrano bene l’aridità e Via Veneto è un luogo-chiave per ambedue i registi; il mantello indossato da Ramona (Sabrina Ferilli) assomiglia a quello indossato dai nobili corrotti de La dolce vita; i giapponesi che visitano Roma ricor- le nefandezze del mondo che circonda Jep, ma non riescono ad armonizzarsi con le storie che intessono la trama. Rimane nell’aria la sensazione di ascoltare un sermone, una predica, con un elenco di person- aggi buoni (molto pochi) e cattivi (quasi tutti). La grande bellezza punta molto in alto: ha il grande merito di tentare, ma ha il difetto di non riuscire. Certo, non si può negare che Sorrentino sappia girare. Ma ce lo fa vedere troppo: la macchina da presa si attarda e si compiace di quello che vede e del modo in cui lo inquadra, così tanto da rendere l’intera messa in scena non più funzionale al film, ma fine a se stessa. E qui troviamo forse la spiegazione del grande successo del film presso il pubblico non italiano: la maggior parte dei commenti positivi in Nord America riguarda il modo in cui ci viene mostrata la città di Roma; è facile quindi restare abbacinati dalle bellezze della città eterna, e relegare in secondo piano i passaggi confusi e contraddittori presenti nel film. La grande bellezza ha vinto l’Oscar per il miglior film straniero. Si tratterà di un successo che appartiene all’intero cinema italiano; La grande bellezza ha il non trascurabile merito di essere accattivante, ben girato e recitato, e potrebbe costituire un trampolino di lancio per il futuro del cinema italiano:a patto di non considerarlo un capolavoro. Carlo Coen Valle del Savuto Social Club invita la comunita’ a partecipare alla Solenne Messa in onore di San Francesco di Paola Domenica 5 Aprile, 2014 presso il Villaggio degli Ardorini al 200 Pine Valley Grove Road - Woodbridge. 3:00 pm Rosario - 3:30 Messa Per informazioni telefonare a Padre Eugenio Filice al 905-856-9532