Pallavoliamo Luglio 2013 | Page 18

Così, plasmata ancora una volta nella tecnica ma anche nella mentalità, sono scesa in campo con una sicurezza che non avrei mai pensato, in situazioni che all'inizio dell'anno non pensavo di poter affrontare: l'agitazione è sempre la stessa, l'emozione di una gara non si può cancellare... diverso è il modo di affrontarla, sia quando entri in partita subito, nel sestetto titolare, caldo e concentrato, sia quando entri dalla panchina, e prima hai dovuto seguire la partita attentamente, perché il gesto che ti è richiesto, anche nell'unico scambio che giocherai, potrebbe essere fondamentale per sbloccare una situazione difficile. Giocare la Champions League è stata la soddisfazione più grande, e probabilmente è stata anche la vetrina di un lavoro durato tutto l'anno, che mi ha portato fino alla convocazione in Nazionale. In azzurro, mi vedete attaccare per lo più da posto due, anche se nelle ultime stagioni in Italia finalmente sono risucita a realizzare il sogno di essere un'attaccante di banda... ma non ci sono problemi per me, io desiderio soltanto scendere in campo, allora sì che mi diverto! La versatilità è una cosa che mi è stata insegnata, tanto che non saprei nemmeno ben definire le differenze tra i due ruoli che ricopro: sono l'attaccante che gioca vicino al palleggiatore, quindi anche quando gioco in posto quattro mi capita spesso di attaccare da posto due, non ho difficoltà nella rincorsa o nell'adattamento dei colpi. Sin da quando giocavo in Lituania, sono stata sempre abituata ad una certa versatilità: mi sono sempre adattata alle esigenze della squadra, quando c'era bisogno palleggiavo, giocavo al centro o attaccavo... l'unico ruolo che non ho mai ricoperto è quello del libero, ma lo lascio volentieri a chi lo sa fare meglio di me! Credo tuttavia che sia necessario per chiunque avere una buona preparazione nei fondamentali, in tutti i fondamentali. Oggi a livello giovanile si decide presto quale sarà il ruolo che una ragazza ricoprirà, e si tende a specializzare molto la preparazione tecnica in realzione a questo, dimenticando però che ad alti livelli, ciò che fa la differenza è proprio il colpo non ordinario: l'appoggio o il palleggio di un opposto, la difesa della giocatrice altissima che però ha imparato a buttarsi per terra come un libero... per diventare campioni non bisogna saper fare bene soltanto ciò che compete al proprio ruolo, ma bisogna saper giocare bene a pallavolo, e purtroppo questo è uno sport talmente tecnico, che l'unico modo per essere certi dei colpi, anche nelle situaizoni di maggiore tensione e agonismo, e allenarli continuamente, fino a che non diventano naturali, automatici, e fino a che non si è certi di poter affrontare almeno utilmente per la squadra qualsiasi tipo di palla. Alla fine, il fondamentale più fondalmentale