Pallavoliamo Dicembre 2014 | Page 96

FENOMENI 96 quella partita erano presenti tantissimi brasiliani che tra di noi non riuscivamo a comunicare ed eravamo costretti ad urlare per parlarci. Vincemmo al tiebreak e andammo in finale dove ci aspettava Cuba, favorita al titolo e contro la quale avevamo perso nel girone di andata. Quello che Velasco ci disse fu semplicemente di fare quello che sapevamo fare, ne più ne meno. Scendemmo in campo con la consapevolezza che ce l’avremmo fatta: rispetto ai cubani noi eravamo cresciuti mentalmente, senza dimenticarci che loro avevamo una forza fisica non indifferente. Sinceramente la cosa che ricorderò sempre, perché per me è l’immagine simbolo di quel mondiale, è il mani fuori di Lorenzo Bernardo che per noi significò “Campioni del mondo”. Provai subito un senso di gioia a cui subentrò un senso di svuotamento perché tutto era finito». Quel mondiale vinto dagli azzurri di Velasco fece innamorare di questo sport tantissimi italiani che iniziarono così a riempire i palazzetti italiani. Interesse del pubblico, dei media e dei giornali avrebbe potuto creare pressioni addosso a questi ragazzi, quasi come una responsabilità e un senso di dovere nei confronti della gente. «È normale che ci sia una responsabilità nei confronti delle persone che vengono a vedere la partite: bisogna imparare a gestirla e a conviverci». Marco parla a ruota libera, con il suo immancabile accento toscano. Io sono ancora rapita da tutte le medaglie che vedo sul tavolo: sono tantissime e mi viene spontaneo chiedergli a quale si sente più legato, dando per scontato che la risposta sia quella del mondiale del 1990, ma rimango spiazzata. «Sono