LA FABBRICA DEI SOGNI
(3 scudetti di categoria a metà degli anni
2000), che è stata la casa pallavolistica di
Giorgia fino all’ultima stagione. “A 1314 anni ho cominciato a giocare con la
serie D, le ragazze erano più grandi, ma si
trattava sempre di una formazione Under
18. L’anno dopo mi sono spostata ad Asti,
realtà collegata, dove ho fatto prima la C poi
la B1 in entrambi i casi con gruppi giovani”.
Parallelo, il percorso con le selezioni prima
provinciale (2 anni) poi regionale (1 anno)
e le soddisfazioni con le proprie squadre
di militanza, finali regionali e nazionali
incluse.
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Ruolo? “Schiacciatrice-ricevitrice. Sono
sempre stata coordinata, ho iniziato a colpire
la palla fin dai primi anni di Under 12, ho
sempre avuto un buon bagher e andare in
posto 4 è stato lo sviluppo naturale. La mia
altezza, per un laterale di club, è sempre
stata sufficiente: è quando ho iniziato a
confrontarmi con le compagne di Nazionale
o del Club Italia che ho incontrato attaccanti
realmente di altra fisicità”. La scena
iniziale, però, ci ha presentato un premio
internazionale assegnato a un libero. E
dunque? “Il cambio di ruolo è iniziato con
le prime convocazioni in maglia azzurra.
Ricordo il primo collegiale a Trento con Luca
Pieragnoli: allenamenti interamente dedicati
al bagher, poco o niente attacco. All’impatto
ci sono rimasta malissimo, non mi piaceva
proprio. Poi a un torneo giocato a Modena
mi hanno schierato da attaccante, ma la
resa migliore l’ho avuta nei fondamentali
di seconda linea e mi hanno lodato
particolarmente per le mie doti acrobatiche in
difesa. Lì ho cominciato ad entrare nell’ottica,