sotto rete di Lia: “A parte gli inizi nel
minivolley a Scanzorosciate, poi papà è
sempre stato il mio allenatore e mamma
l’ha spesso aiutato. Ci sono aspetti positivi
e negativi, ma sicuramente è qualcosa a
cui mi sono abituata bene, anche perché
abbiamo un rapporto di grande confidenza.
Parliamo molto anche prima e dopo le
partite, certamente non è un dialogo che
si limita alla palestra e lo ritengo molto
formativo: riesco sempre ad avere punti di
vista diversi ed importanti, che mi fanno
capire e imparare molto”. E non si creda
che un papà-allenatore faccia “sconti” alla
figlia: “Assolutamente no. Anzi. È il primo a
tenere alto il livello di richiesta verso di me,
quando le cose non vanno sicuramente la
sgridata non la prendo per ultima, ma per
prima. Posso dire che le pretese sono più alte
rispetto ad altri allenatori, ma sono convinta
che sia giusto così”. Ma le vicende familiari
di campo non finiscono qui: “Per alcuni
anni ho giocato insieme a mamma e ciò mi
ha aiutato molto: con la sua esperienza
ha sempre avuto consigli importanti e
spesso i suggerimenti giusti nelle situazioni
complicate. Ho imparato molto stando in
campo insieme a lei”. Da questa stagione,
Kamelia ha scelto di non giocare più e di
lavorare soltanto come seconda allenatrice:
“La squadra è rimasta molto giovane, adesso
mi trovo ad essere tra le più grandi insieme
ad un paio di compagne di squadra ed a
dover svolgere in un certo senso un ruolo
simile a quello che mia mamma aveva
verso di me con le ragazze più giovani”.
Responsabilità che non spaventa Lia: “Io
tengo sempre a fare bene, a dimostrare ciò
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