B-SIDE
al termine di un campionato giocato in A2, ho avuto la
possibilità di allenarmi e giocare perfino una tappa del
Grand Prix. Un’esperienza faticosa e intensa, gratificante,
che resta uno stimolo per andare avanti, per migliorare
sempre, anche se la convocazione in Nazionale non è
l’obiettivo che consapevolmente mi pongo all’inizio di una
stagione”.
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Proprio da Carlo Parisi e da Busto Arsizio arriva
un’altra chiamata per la massima serie: la Busto del
triplete, la Busto che avrebbe giocato la sua prima
Champions League, e che si sarebbe rivelata la terza
squadra più forte d’Europa, voleva Gilda. “Come fare a
non rispondere di sì? Sapevo che avrei avuto poco spazio,
e l’idea di passare una stagione in panchina non mi
allettava, però... l’ambiente di Busto Arsizio, la solidità
della società e soprattutto lavorare in palestra con Carlo
Parisi mi hanno convinto del fatto che anche questa
esperienza sarebbe stata positiva per me, che mi avrebbe
permesso di maturare anche restando un po’ lontana
dal campo... insomma, che il tempo non sarebbe passato
invano”. In realtà, tutti gli appassionati ricorderanno
le ottime prestazioni, talvolta decisive, anche in
ambito europeo, di Gilda con la maglia biancorossa,
e a tutti sarà parso chiaro che il tempo della gavetta,
per la schiacciatrice catanese, era terminato: la serie
A1 poteva accoglierla ormai come titolare, e la IGOR
Novara non si è fatta scappare l’occasione di averla tra le
sue fila. “Quando parti dalla panchina è tutto più facile:
nessuno si aspetta nulla di particolare da te, e se fai
bene diventi ben presto apprezzata dal pubblico; se non
rispondi con prestazioni straordinarie, invece, nessuno ti
criticherà più di tanto.
Da titolare,ogni settimana, direi ogni giorno,
senti la pressione di dover dare il meglio, in ogni
situazione... ma questa è la pressione che cerco, e che
mi esalta in campo, con la quale voglio confrontarmi”.
A Novara, Gilda è tornata più grande, più matura,
più donna: “Gli anni trascorsi lontano da casa hanno