Pallavoliamo Dicembre 2013 | Page 24

B-SIDE giocatrice giovane, avessero sempre e comunque un perché”. Gilda arriva nella nebbiosa Novara dalla calda Sicilia a 16 anni: un’età delicata per mettere tra sé e la propria famiglia così tanti chilometri di distanza. Nel capoluogo piemontese però Gilda trova un ambiente accogliente, occhi che la osservano crescere, sfide continue e spalle sulle quali appoggiarsi quando la solitudine si fa più pesante. Non c’è da stupirsi se il cerchio della carriera di Gilda abbia trovato un suo primo punto di arrivo proprio qui: “Novara è la mia seconda casa, sono cresciuta qui e alcune persone che ho ritrovato quest’anno facevano già parte della società che mi aveva accolta otto anni fa: Enrico Marchioni e Stefano Colombo (allenatore che ha portato la IGOR in A1 e ha cominciato questa stagione, ndr) sono le prime persone che hanno imparato a conoscermi e mi hanno dato fiducia. È certamente uno stimolo in più affrontare il campionato di serie A1 qui, da dove sono partita”. 24 L’anno della maturità, per Gilda, è anche l’anno della consapevolezza: quello che oltre a permetterle di mettere un punto sulla vita scolastica, sempre difficile da coniugare con quella sportiva, concentrandosi solo sul volley, le apre anche le porte della serie A1: “Un passaggio importante perché mi sono resa conto di cosa volesse dire giocare a pallavolo a livello professionistico. Essere aggregata alla prima squadra significava condividere la vita della prima squadra in tutto e per tutto: le trasferte, i ritmi elevati delle competizioni, il livello di gioco sempre più alto che bisognava cercare di mantenere per essere competitivi, l’affetto del pubblico... tutti aspetti che mi hanno affascinato e mi hanno fatto capire che davvero quella era la strada che avrei voluto percorrere. Mi ritengo fortunata, perché già in quell’occasione ho avuto molto più spazio di quanto mi sarei aspettata: sono entrata spesso nei giri dietro, guadagnandomi così l’etichetta dello schiacciatore-ricettore esperto della seconda linea, etichetta che Luciano Pedullà a costruito per me a suon di allenamenti ma anche buttandomi nella mischia in occasioni delicate... per me, che ero abituata a essere considerata lo schiacciatore forte, quello che doveva pensare a mettere giù i palloni, era un’assoluta novità, che oggi apprezzo moltissimo perché, in effetti, le mie caratteristiche fisiche mi portano a