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giocatrice giovane, avessero sempre e comunque un perché”.
Gilda arriva nella nebbiosa Novara dalla calda Sicilia a 16
anni: un’età delicata per mettere tra sé e la propria famiglia così
tanti chilometri di distanza. Nel capoluogo piemontese però
Gilda trova un ambiente accogliente, occhi che la osservano
crescere, sfide continue e spalle sulle quali appoggiarsi quando la
solitudine si fa più pesante. Non c’è da stupirsi se il cerchio della
carriera di Gilda abbia trovato un suo primo punto di arrivo
proprio qui: “Novara è la mia seconda casa, sono cresciuta qui
e alcune persone che ho ritrovato quest’anno facevano già parte
della società che mi aveva accolta otto anni fa: Enrico Marchioni
e Stefano Colombo (allenatore che ha portato la IGOR in A1 e ha
cominciato questa stagione, ndr) sono le prime persone che hanno
imparato a conoscermi e mi hanno dato fiducia. È certamente uno
stimolo in più affrontare il campionato di serie A1 qui, da dove
sono partita”.
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L’anno della maturità, per Gilda, è anche l’anno della
consapevolezza: quello che oltre a permetterle di mettere un
punto sulla vita scolastica, sempre difficile da coniugare con
quella sportiva, concentrandosi solo sul volley, le apre anche
le porte della serie A1: “Un passaggio importante perché mi
sono resa conto di cosa volesse dire giocare a pallavolo a livello
professionistico. Essere aggregata alla prima squadra significava
condividere la vita della prima squadra in tutto e per tutto: le
trasferte, i ritmi elevati delle competizioni, il livello di gioco
sempre più alto che bisognava cercare di mantenere per essere
competitivi, l’affetto del pubblico... tutti aspetti che mi hanno
affascinato e mi hanno fatto capire che davvero quella era la
strada che avrei voluto percorrere. Mi ritengo fortunata, perché
già in quell’occasione ho avuto molto più spazio di quanto mi sarei
aspettata: sono entrata spesso nei giri dietro, guadagnandomi
così l’etichetta dello schiacciatore-ricettore esperto della seconda
linea, etichetta che Luciano Pedullà a costruito per me a suon di
allenamenti ma anche buttandomi nella mischia in occasioni
delicate... per me, che ero abituata a essere considerata lo
schiacciatore forte, quello che doveva pensare a mettere giù i
palloni, era un’assoluta novità, che oggi apprezzo moltissimo
perché, in effetti, le mie caratteristiche fisiche mi portano a