Paesaggio Urbano 02.2013 | Page 75
La Pinacoteca di Leo von
Klenze dopo i bombardamenti,
facciata sud, 1946
(nella pagina accanto, in alto
a sinistra); dettaglio facciata
sud (al centro); schizzo asse
facciata sud, s.d. (a destra)
Leo von Klenze’s Old
Pinakothek after bombing,
south fassade, 1946
(on the previous page,
above on the left); south
fassade, detail (in the middle);
south fassade, sketch, undated
(on the right)
Il nome di Döllgast è, e sarà per sempre, legato alla ricostruzione, dopo i
crolli causati dalla guerra, della Pinacoteca di Leo von Klenze. Le sue facciate
neoclassiche, risarcite da una muratura nuda e priva di decorazioni sono
citate, assieme alla celebre scala interna, come magistrale esempio di restauro
in molti manuali di architettura. Ma Döllgast non è mai stato – né mai si è
considerato – un restauratore. Come molti architetti della sua epoca, si è trovato
nelle drammatiche contingenze del dopoguerra a dover intervenire su edifici
distrutti e, direttamente sul campo, ha sperimentato quel suo particolare metodo
costruttivo che è stato battezzato come “restauro interpretativo” ma che, forse più
opportunamente, andrebbe considerato come “restauro poetico”.
Disegnatore eccezionale e raffinato architetto, Döllgast ha eseguito per il restauro
della Pinacoteca (1946-1973) una interminabile serie di varianti. Dall’esame dei
© AK
suoi disegni di archivio appare evidente che egli cercasse una soluzione molto più
Scala lungo la facciata sud
(in basso a sinistra);
prospettiva scala, prima
versione, 1952 (al centro);
studio facciata sud, s.d.
(a destra)
Main staircase on the south
fassade (below on the left);
staircase perspective, first
solution, 1952 (in the middle);
study for the south fassade,
undated (on the right)
© AK
La scala lungo la facciata sud,
prima versione, data imprecisata
1954? (al centro a sinistra);
dettaglio facciata sud
e dettaglio pilastri di acciaio,
facciata sud (al centro);
pilastri facciata sud, 1953
(a destra)
Main staircase along the south
fassade, first solution,
unspecified date 1954?
(in the middle on the left);
south fassade, detail,
and south fassade, detail of
the steel pillars (in the middle);
south fassade, steel pillars,
1953 (on the right)
aspetto di nostalgia; è un segno primario del costruire (e del distruggere).
radicale di quella poi realizzata: lasciare cioè non solo leggibile, ma per certi versi
“in vita” il crollo avvenuto nelle arcate centrali, attraverso la creazione del grande
vuoto di un loggiato. Se si guardano questi studi non realizzati, si può notare come
gli interventi di consolidamento della facciata siano ispirati al modello dei restauri
del Colosseo di Stern e Valadier. Speroni inclinati di mattoni a vista, pilastri e
murature, sono tutti disegnati da Döllgast quasi stesse ripercorrendo la storia e
lavorando su una rovina muraria romana.
Sbaglieremmo però ad etichettarlo come un romantico: Döllgast è un
architetto concreto e pragmatico. Un costruttore esperto. Le rovine che insegue
mentalmente, quelle che ha visto a Roma e a Baia, sono per lui un manuale di
costruzione tecnica ed una lezione di composizione architettonica. Sono edifici
vitali così come sono, non memorie di altro. La rovina non ha per Döllgast alcun
Egli applica nei suoi progetti una originale commistione di tecniche antiche e di
materiali moderni. La pesantezza delle murature della Pinacoteca contrasta con
la leggerezza degli esilissimi tubolari in acciaio; una invenzione di grande effetto,
una figura compositiva che ritorna nel suo lavoro (Cimitero Sud, 1954-1955) e che,
anche in questo caso, sembra reinterpretare l’idea del porticato che egli trae dalle
descrizioni delle celebri ville di Plinio. La somiglianza dei suoi schizzi di studio su
questo tema con alcune soluzioni per i suoi edifici sacri (S. Bonifacio, 1945-1950)
è già stata sottolineata. Ma se si guarda in maniera più ampia all’intero suo lav