Paesaggio Urbano 02.2013 | Page 7

Disvelare l’ingannevole sicurezza Unveiling the deceitful safety Marcello Balzani “Nulla si edifica sulla pietra, tutto sulla sabbia, ma noi dobbiamo edificare come se la sabbia fosse pietra”. Jorge Luis Borges, Frammenti di un Vangelo apocrifo, in “Elogio dell’ombra”, 1969 Chiesa di San Possidonio, Modena. Perdita del frontone e di parte della copertura. Crollo parziale della torre campanaria e fortissime lesioni concentrate prevalentemente nella porzione absidale, dove la presenza della cripta ha aggravato ulteriormente la già scarsa risposta alle sollecitazioni dinamiche Church of San Possidonio, Modena. Loss of the pediment and part of the roof. Partial collapse of the bell tower and strong damage mainly concentrated in the portion of the apse, where the crypt has further exacerbated the already poor response to dynamic stresses L’architettura è al centro del XX Salone del Restauro di Ferrara per tornare a discutere, proporre, sviluppare ed applicare attraverso progetti sicuri e sostenibili (di recupero, restauro, rigenerazione, riuso) nello sfondo della ricostruzione post-terremoto. “Nulla si edifica sulla pietra, tutto sulla sabbia, ma noi dobbiamo edificare come se la sabbia fosse pietra”. È il 41° frammento di un “Vangelo apocrifo” scritto da Jorge Luis Borges all’interno di quella splendida raccolta che è Elogio dell’ombra. Cosa significa? Cosa rappresenta la spietata limitatezza dell’agire umano? E cosa determina il porsi coscientemente (da architetti) all’interno di una metafora da contrappasso dantesco? Borges capovolge il Discorso della Montagna del Vangelo secondo Matteo, al cui interno troviamo i famosi passi delle Beatitudini, per mostrare come la sua morale laica (disincantata e impregnata di un sereno stoicismo) si celebra in un Pantheon con poche statue consolatrici ma anche con limitati inganni. E qui sta il punto. L’inganno. L’inganno dell’ignoranza e della perdita di valori, conoscenze, modelli e criteri di processo che possano dare senso e significato al ruolo del progetto e quindi della professione dell’architetto. E scrivo ignoranza per non scrivere di peggio. Nulla come un evento sismico, vissuto diffusamente nel proprio territorio, rende emergente il desiderio di disinganno. Appare un volto che non avremmo voluto vedere ed è come se il frammento del poeta argentino penetrasse con forza nella nostra carne: un bisturi alla ricerca di un altro significato. Oggi abbiamo di fronte una grande opportunità per capire (e imparare) e quindi tornare ad avere un ruolo. In questi mesi in Emilia e nelle province confinanti delle altre due regioni molto si è fatto per riattivare il processo produttivo. Il primo sisma industriale italiano richiedeva una reazione forte per non annullare (in un momento di progressiva crisi) il tanto lavoro dei più fertili tessuti economici del nostro paese. Ora è in fase di sviluppo un’altra fase difficile del post-terremoto, quella della ricostruzione dei tessuti urbani con tutte le interazioni tra paesaggio, vocazioni culturali, conservazione dei valori storici e religiosi, riqualificazione economica e turistica. Ci sono molte domande a cui dare risposte e ci sono tante 2.2013 paesaggio urbano 5