ORE 12 ITALIA
Hic et nunc
Tra scandali veri
e soprattutto presunti
di Pietro Romano
Ai mezzi
di comuni-
cazione sono
arrivate pratica-
mente in contempo-
ranea. Ma hanno ricevu-
to accoglienza ben diversa.
Una notizia ha ottenuto le prime
pagine, con richiami vistosi. L’altra
solo fugaci spazi, con poche eccezioni
lodevoli, come il “Quotidiano nazionale”, il
contenitore comune a Resto del Carlino-Na-
zione-Giorno, al quale ha impresso una benefica
virata la direzione di Andrea Cangini. E’ il destino
della stampa al seguito della giustizia o, meglio, della
magistratura.
Da un lato è stato chiuso il processo ai medici di numerosi
ospedali e ad alcuni informatori scientifici, in combutta –
secondo l’accusa iniziale – allo scopo di prescrivere farma-
ci in cambio di regali. L’inchiesta risaliva al 2012, le accuse
pesanti: associazione per delinquere, corruzione, istiga-
zione alla corruzione eccetera eccetera. Con l’aggravan-
te, non giudiziaria ma sociale, dell’infamia: con la salute
non si scherza. E nemmeno si può scherzare con i conti
all’osso della sanità pubblica: se si spreca da una parte,
si toglie da un’altra. Magari si tolgono farmaci e cure. Ma
il fatto, come ha spiegato lo stesso pubblico ministero,
non sussiste, le indagini non hanno appurato l’accordo
corruttivo, i quaranta imputati sono andati assolti.
A Parma invece è scoppiato l’ennesimo caso di malasa-
nità, per ora presunta. La vicenda riguarda un primario
di Parma che avrebbe compiuto test illegali sui pazienti,
anche con farmaci ritenuti problematici. Si vedrà come
procederà. Da cittadino comune, e potenziale paziente,
mi piacerebbe che al più presto si appurasse la verità
e, nel caso di colpevolezza conclamata, se proprio non
si può buttare la chiave, s’infliggesse una pena esem-
plare. Possibilmente senza sconti né attenuanti. Ma gli
accusati non possono attendere cinque anni per cono-
scere la loro sorte. Magari per sentirsi dire che il fatto
non sussiste. E mettiamoci una pietra sopra. Come se
fosse facile. Ma non possono attendere cinque anni
nemmeno la sanità, l’industria farmaceutica, tutti noi.
L’esperienza, infatti, insegna.
I tempi e le modalità applicative della giustizia italiana
finiscono ricorrentemente nel mirino delle autorità eu-
ropee. E molti quattrini dell’erario, quindi di noi contri-
buenti, vanno a risarcire le vittime della malagiustizia.
Ma nel caso degli errori e dei polveroni legati alla sanità
la situazione è molto più grave.
Non entro nel merito della polemica sui vaccini. Ma dimo-
stra che, complice la diffusione in rete di opinioni spac-
ciate per notizie, la sanità “scientifica” è sotto accusa. Lo
scandalismo non aiuta a difenderla né a fare la necessa-
ria chiarezza sulle accuse che le vengono rivolte, magari
pure fondate, chissà. Né aiuta gli investimenti e le spe-
se nella sanità pubblica il sospetto che possano essere
dirottate impropriamente risorse provenienti dalla esosa
tassazione. Un sospetto che porta anche a far crescere la
scarsa fede nelle istituzioni, già così diffusa in Italia.
Passando all’economia, va osservato il ruolo che
nell’economia italiana riveste l’industria farmaceutica
che primeggia nelle classifiche nazionali per efficienza,
innovazione, export, occupazione qualificata. Un set-
tore strategico a sua volta minato dallo scandalismo,
dalla faciloneria, dalla incompetenza di quanti si trova-
no per le mani argomenti delicati senza la necessaria
preparazione ma che li trattano comunque con presun-
tuosa leggerezza. Da apprendisti stregoni.
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