OC PRESS Rivista Opera Commons 2018 aprile maggio giugno | Page 4

‘Fa ciò che vuoi, sarà tutta la legge. L’amore è la legge, amore sotto la volontà’ recita la formula greca, sinte- si filosofica, Thelema = Volon- tà, tramite il Liber Al Vel Legis, testo sacro della Thelema, scritto da Aleister Crowley. Perché sostenere il tuo argomento se il tuo argomento non mi piace? Perché accettare le norme del tuo mondo se la natura mi racconta anche altro da ciò che mi hanno imposto per giustificare alcune tendenze culturali? ‘Ti ingiungo di presentarti davanti a me con un’unica veste e coperto da una ricca acconciatura. Io ti amo!’ La forza di certo teorico legato alla concezione della magia bianca, riuscendo a praticare senza la rigorosa devozione a determinati simboli e azioni performative. È un esercizio di grande intelligenza e utilità. Filtrare religioni e poetiche, coniugando alla propria esistenza fisica e psichica il frutto di questo processo conoscitivo ed emotivo. Darsi alla personale purificazione, con la consacrazione delle armi favorevoli agli obiettivi preposti, con l’incorporazione delle formule, di quei modi in cui le cause e gli effetti possono venire plasmati a favore della volontà, quella che sta alla base del nostro procedere e della cosiddetta magia. Del resto il delirio significante di un’opera, non è ammissione di colpa, né bibbia, né premessa al non ritorno. È invece lucidità di pensiero, lavorio tantrico. Eliminare dai nostri pensieri, dalle nostre menti, i rituali in cui non crediamo più o in cui non abbiamo mai davvero risposto fiducia mediante l’affinamento degli strumenti idonei al nostro cangiante ardire-ardere di fuoco guida, di fiamma maestra. L’io lascia spazio temporaneo al mago che semina, infrangendo le regole di un gioco volgare, sterile, approssimativo e caotico. È il momento dell’emancipazione. Della tramutazione delle emozioni in percezioni. Non più schiavitù, ma luce, per vedere bene, per affilare la spada. Non ora transito, ma iniziazione a nuovi codici, talismani, templi. E che siano al plurale, ma scelti con cura per la loro unità funzionale. ‘Spiega le ali, e suscita dentro di te lo splendore ravvolto in spire! Vieni a me!’ Per l’edizione di rassegna Opera Commons in corso, ho invitato l’artista Diego Lazzarin a dedicarsi alla produzione di due quadri che presenzieranno in occasione della sua mostra e risiederanno a Opera per il resto della loro vita o della mia. Diego mi ha chiesto di fornirgli delle suggestioni in modo da orientare il lavoro creativo. Non sentivo di avere molto da dire, ragionandoci su. Ma qualcosa, mentre facevo altro, ha preso vita dalle viscere dello stomaco, riflettendosi sul movimento delle dita, trasformandosi nel corpo del testo di alcune righe in e-mail: ‘Credo nella resa alchemica dei passaggi e degli incontri essenziali, nel circolo delle idee e delle maniere di svilupparle e di metterle insieme, nella costruzione sedimentata dell’esperire anarchico e appassionato; ciò che mi ha fatto iniziare quest’avventura con Opera Commons è una visione che ho avuto, in veglia, mentre mi trovavo lì dentro quello che era poco più che un vecchio rudere di famiglia, almeno era così avvertito da me e i primi amici con i quali lo abbiamo agganciato, attraversato, stimolato, conferendogli, insieme a tante diverse energie una nuova promessa radicata, contro la condanna infelice delle contingenze dell’abbandono, prima, di una imminente e minacciosa vendita, dopo; il vento parlava, le anime di un tempo trasversale mi danzavano intorno, suonandomi mute, serenate inquietanti ma in egual misura, melodiose e assolute, che esigevano verità, risposta, aiuto. Magico è tutto lo sconosciuto che ci appare innanzi, che abbiamo dentro, che cerchiamo e produciamo in rapporto all’ambiente e alle nostre capacità di plasmare, d’inventare. L’arte è il migliore linguaggio. Così come il sogno, l’incubo, il desiderio imploso, le tragedie che ci accompagnano e la piccola essenza dell’amore, intima e appena leggibile, sfrontata se in preda a un vortice nel deserto. Dei tuoi lavori, mi colpisce la forza del tratto, il gioco cromatico, la contorsione degli elementi, il surreale, l’angoscia, il terrore, lo spaventoso, ma anche la dolcezza di alcuni dettagli, di alcune espressioni, l’armonia spigolosa, l’intensità di certe forme, la carnalità, la sessualità, la mutazione, mostruosa ma rivoluzionaria, pulsante. Solo una cosa ti chiederei, potendo permettermelo, dato che mi chiedi un input e che i quadri resteranno a Opera, senza che questo limiti il tuo procedere però, di evitare, se non proprio essenziale, dimensioni rappresentative di violenza.’