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banca La nascita ed i primi anni della Cassa Rurale di Arco di Romano Turrini v erso la fine dell’Ottocento il movimento cooperati- vistico aveva dato vita in tanti centri del Trentino a Famiglie cooperative e a Casse Rurali. A Bolognano, ad esempio, nel 1898 ventun soci presieduti da don Dome- nico Lattisi fondano la Cassa Rurale di Prestiti e Risparmio di Oltresarca. Ad Arco era aperta una sede della Banca Co- operativa Popolare; inoltre l’epoca felice del Kurort aveva portato anche qualche beneficio per le classi sociali più umili e quindi non si avvertiva immediatamente la necessità di far nascere una Cassa Rurale. In ogni caso, nel 1911, viene fon- data ad Arco la Lega dei Contadini di Arco per assicurare alle famiglie contadine un reddito decoroso, rispondente all’im- pegno profuso nelle coltivazioni e nell’allevamento. Ma il primo conflitto mondiale, con la chiamata alle armi per tanti uomini e la deportazione per numerose famiglie, blocca ogni proposta di cooperazione. Al ritorno dal fronte e dai campi profughi, occorreva attivare iniziative per risollevare la comunità da una situazione che il conflitto mondiale aveva pesantemente aggravato. Viene a mancare però il sostegno economico della Banca Coopera- tiva Popolare, meno disposta a sostenere le attività conta- dine e artigiane. Nel dicembre 1918, ad Arco, la rinata Lega dei Contadini, ri- denominata del Basso Sarca, pone fra i suoi obiettivi prima- ri quello di istituire una Cassa di mutuo soccorso agricolo. Nel maggio del 1919 si riunisce il Comitato promotore e il 26 agosto dello stesso anno la Cassa Rurale di Prestito e di Credito di Arco viene iscritta nel registro dei consorzi coo- perativi. Un ruolo fondamentale in questi primi, difficili pas- saggi viene svolto da Antonio Toni Giovanazzi che può essere ritenuto uno dei padri della cooperazione nel Basso Sarca. La sede è presso il Palazzo del Termine, in via Vergolano, la stessa della Lega dei Contadini. Negli anni Trenta ad Arco si avverte particolare preoccupazione per la conservazione del carattere confessionale e dell’autonomia della Cassa Rura- le, vista l’insistente ingerenza del regime fascista. Nel 1933 la Cassa Rurale interviene con misure eccezionali per sanare la situazione finanziaria ormai critica della Cooperativa dei Contadini. Nel 1938 la Cassa Rurale diventa Cassa Rurale Antonio Toni Giovanazzi ed Artigiana di Arco e sostiene fattivamente la nascita del Calzaturificio, voluto dal pioniere dell’aeronautica Gianni Caproni, nativo di Massone. Viene aperta così una struttura industriale che darà lavoro a decine e decine di persone. Il fascismo tenta di controllare in modo ancor più pressante l’operato del Cassa Rurale e Toni Giovanazzi in un’accesa as- semblea lancia il suo appello: «Occorre resistere per esiste- re!». Poi l’Italia entra in guerra e l’attività della Cassa Rurale si riduce all’essenziale. Concluso il secondo conflitto mondiale, la Cassa Rurale di Arco riveste invece un ruolo essenziale per la rinascita eco- nomica del nostro territorio. Si sostiene lo sviluppo delle imprese artigiane e del turismo che stava assumendo una dimensione centrale per tutta l’area gardesana. La guida di Mario Parisi, prima come vice e poi come presidente, porta la Cassa Rurale di Arco ad una crescita eccezionale. Nel dicembre 1979, in un’assemblea straordinaria, viene ap- provata l’incorporazione della Cassa Rurale di Tenno. Nel 1993 Villa Igea (edificio risalente all’epoca felice del Kurort) diventa la splendida sede centrale della Cassa Rurale di Arco. NeL 2004 avviene l’unificazione fra la Cassa Rurale di Ol- tresarca (che nel frattempo aveva assunto la denominazione di Credito Cooperativo dell’Alto Garda) e la Cassa Rurale di Arco: nasce così la Cassa Rurale Alto Garda. Ma questo è solo l’inizio di una storia che viene riassunta nello schema ripro- dotto nelle pagine seguenti. 5