La sensazionale riscoperta del cosiddetto
Autoritratto di Giorgione arricchisce di un’ opera
importante il catalogo delle pitture del grande
scultore. Si tratta di un dipinto ad olio su tavola
(cm. 72,5 x 64), ancora racchiuso entro la sua
magnifica cornice originale intagliata e dorata
di fattura romana che sappiamo fatta eseguire
dal senatore di Roma il principe Abbondio
Rezzonico, il grande protettore e mecenate del
giovane scultore, che ne fu il primo proprietario.
Proprio il Rezzonico fu complice nella singolare
vicenda dell’ inganno ordito dallo scultore
ai danni dei maggiori artisti allora presenti a
Roma, personaggi come Angelica Kauffman,
Gavin Hamilton, Antonio Cavallucci, Giuseppe
Cades, Giovanni Volpato, ed altri ancora, cui in
occasione di un banchetto a casa del principe
venne presentato questo dipinto spacciandolo
appunto per un Autoritratto di Giorgione.
Anche per l’ abilità con cui era stato eseguito il
dipinto piacque a tutti che furono unanimi nel
considerarlo autentico.
L’opera era stata realizzata abilmente da Canova
su di una antica tavola cinquecentesca dove era
già dipinta una Sacra famiglia, la cui immagine
è adesso affiorata grazie ad una riflettografia ai
raggi infrarossi, prendendo come modello un’
incisione con il ritratto di Giorgione inserita ne
Le meraviglie dell’arte di Carlo Ridolfi pubblicate
a Venezia nel 1648. Siamo nel 1792 e lo scultore
aveva già realizzato dei dipinti ispirandosi alla
pittura del Rinascimento veneziano, come una
Venere con specchio, già anch’ essa scambiata per
antica.
I vari passaggi di questa vicenda sono
narrati nelle più autorevoli fonti su Canova
ed in particolare nella prima monografia a
lui dedicata da Faustino Tadini e nelle due
biografie di Melchiorre Missirini, che era stato
segretario dell’ arista, e dello scultore Antonio
D’Este, che era stato responsabile del suo studio
romano. L’accurato esame di queste attendibili
testimonianze ha consentito allo studioso di
Canova Fernando Mazzocca di confermare
questa importante scoperta e di ricostruire
tutti i suoi risvolti di una storia appassionante e
comunque esemplare per confermare l’amore di
Canova per l’antica e gloriosa pittura veneziana,
da cui trasse ispirazione anche per la sua scultura.
The sensational rediscovery of the so-called Self-
portrait of Giorgione marks a significant addition
to our knowledge of the great sculptor Canova’s
work as a painter. The oil painting on wood
(72.5 x 64 cm) is still housed in its magnificent
original carved and gilded frame made in Rome,
which we know to have been commissioned by
Roman Senator Prince Abbondio Rezzonico,
the young sculptor’s great protector and patron
who was the picture’s first owner. Rezzonico was
also an accomplice in the bizarre story of the
trick that Canova played on the greatest artists
then present in Rome – people of the calibre of
Angelica Kauffman, Gavin Hamilton, Antonio
Cavallucci, Giuseppe Cades, Giovanni Volpato
and others, who were invited to dine at the
Senator’s home and shown this painting, which
was palmed off as an original Self-portrait of
Giorgione. They all adored it, thanks also to the
mastery with which it had been painted, and
acclaimed it to a man as an authentic work by
the Venetian 16th century painter.
The truth of the matter was that Canova
himself had skilfully painted the portrait on a
16th century panel painting of the Holy Family
(the image of which has been traced through
reflectography and infrared inspection), taking
as his model a portrait of Giorgione from Carlo
Ridolfi’s Le meraviglie dell’arte published in
Venice in 1648. By 1792, when the famous
dinner was held, Canova had already tried his
hand at painting in the Venetian Renaissance
style, producing, for example, a Venus with a
Mirror which had also been mistaken for an
authentic 16th century work.
The event is narrated by all the most authoritative
sources for Canova’s life, in particular in the
first monograph devoted to him by Fausto
Tadini and in the two biographies penned by
his secretarius Melchiorre Missirini and by the
sculptor Antonio D’Este, who ran his workshop
in Rome. Meticulous examination of these
reliable sources has allowed Canova authority
Fernando Mazzocca to confirm this major
discovery and to reconstruct all the phases of
this fascinating and exemplary story pointing
up Canova’s love of the glorious tradition of
Venetian painting, in which he also sought
inspiration for his sculpture.