My first Magazine dialogo_giugno_2018 | Page 8

cooperazione solveva al suo ruolo di curato stando vicino alla sua gente e non perdeva occasione per dare consigli morali, per educare alla libertà e all’assunzione di responsabilità. Era infaticabile malgrado le sue condizio- ni di salute non fossero ottimali. Una crisi cardiaca lo colpisce a cinquantuno anni; si spegne a Fiavè il 19 aprile 1898. Ai suoi fu- nerali partecipa una folla immensa compo- sta da tante persone che hanno raccolto il suo testimone. È evidente che mettere accanto al logo della Cassa Rurale Alto Garda la data 1892, data di nascita della prima Cassa Rurale del Trentino, rappresenta un impegno morale. I tempi sono cambiati, le logiche e le stra- tegie bancarie si sono evolute, ma alcune problematiche sociali restano e l’esempio di don Guetti, la sua attenzione e sensibilità per chi fa fatica a vivere devono rimanere una costante per chi amministra la Cassa Il Bleggio visto dal monte S. Martino (foto di Davide Buratti) . 8 cooperazione bassorilievo in bronzo, celebrativo di don Lorenzo Guetti (cm 237x123), opera di fra Silvio Bottes. Cassa Rurale di Larido. Rurale Alto Garda ed anche per tutti i soci. Nel decidere di destinare un milione e tre- centomila euro degli utili 2017 per la bene- ficenza e la mutualità, il Consiglio di Ammi- nistrazione ha fatto una scelta che sarebbe piaciuta a don Guetti. Perché anche oggi in questa nostra società, nelle nostre vallate in cui tutto sembra andare bene, ci sono famiglie bisognose, senza lavoro, sfrattate, incapaci di gestire la propria quotidianità; ci sono giovani che vanno aiutati a trova- re la loro strada e sostenuti nello studio, ci sono gruppi di volontariato che vanno con- cretamente incoraggiati nel loro impegno nel fare comunità. Questo è il legame che occorre mantenere forte con quella storia, con quelle origini impregnate dal profumo della solidarietà e della condivisione. Ci sono altri motivi che legano la zona di Bleggio, di Fiavè e del Lomaso all’Alto Garda. Frequentazioni antiche hanno percorso le vie di comunica- zione che collegavano le Giudicarie al lago di Garda, attra- verso i passi del Durone e del Ballino. Traffici commerciali e compagnie di ventura hanno conosciuto quelle strade. Erano i conti d’Arco a dominare quei territori controllan- doli dai castelli di Spine e Restoro. E nel Lomaso i conti avevano amici, uomini di cultura. Nicolò d’Arco scriveva e dedicava poesie all’amico Jacopo Vargnano, nato ad Arco, divenuto sacerdote e responsabile della pieve del Lomaso. Nel lodarne la sensibilità e le capacità letterarie, Nicolò d’Arco scrive: «Ed intanto educhi le selve del Lomaso, le fratte, le rupi tonanti a riecheggiare il nome del Madruz- zo, ed obblighi le alte querce del Misone ad impararlo a memoria. Le grotte fan suonare il nome del Madruzzo che rimandan le selve tonanti, e così rimbalza quella fausta im- magine, rispondono le valli ed i campi di Fiavè ed i gioghi di Lundo fra le nebbie». Va ricordato che una delle famiglie più importanti di Riva del Garda, i de Lutti, erano originari del Lomaso. E nella loro magnifica residenza si ritrovavano Francesca de Lutti, Andrea Maffei e Giovanni Prati, nato a Dasindo. Un legame più recente lo ha stabilito fra Silvio Bottes, il frate scultore che è vissuto tanti anni nel convento dei francescani presso il Santuario delle Grazie, dopo essere stato anche nel convento di Campo Lomaso. Ci sono al- cune sue opere nel Bleggio e nel Lomaso; viene riprodot- to in questo articolo il pannello dedicato a don Lorenzo Guetti e posto presso la sede della Cassa Rurale a Lari- do. Ma sicuramente il curato di Quadra avrebbe esultato nel vedere le statue che ornano il monumento alla Santa Croce, opere di fra Silvio. Don Lorenzo era particolarmen- te devoto alla croce del Bleggio, così come lo era (e lo è) la popolazione delle Giudicarie esteriori. A chi partiva per le Americhe don Guetti affidava un frammento della croce “taumaturga” del Bleggio. Nel 1895 egli scrive un opuscolo dal titolo “La santa croce taumaturga del Bleg- gio”, per raccogliere fondi da destinare all’edificazione di un ospedale-ricovero che sarà inaugurato nel 1902. Va ricordato infine che l’ampio territorio dell’antica Judi- caria comprende sia l’Alto Garda che le Giudicarie. Sono state numerose le iniziative editoriali e gli eventi condivisi che hanno interessato queste vallate. Basti ricordare, fra l’altro, che l’attuale presidente del Centro Studi Judicaria, prof. Graziano Riccadonna, è stato uno dei soci fondatori dell’Associazione culturale “Il Sommolago” di Arco. Come non ricordare infine l’Ecomuseo della Judicaria con le sue numerose iniziative culturali e promozionali della cui gestione associata fa parte anche il comune di Tenno. Mi si conceda infine un ricordo personale. Dopo aver in- Le case con i tetti di paglia; abitazioni dei poveri contadini per i quali don Guetti si è tanto impegnato. segnato per cinque anni nella Scuola Media di Ponte Ar- che (a cui arrivavano studenti da Fiavè, dal Bleggio, dal Lomaso e dal Banale), ricordo con sincera nostalgia ed affetto quegli alunni, cordiali e spontanei nei loro atteg- giamenti, disponibili ad impegnarsi in progetti didattici eccezionali, che richiedevano attenzione, spirito pratico, costanza e talvolta lavoro in orario extrascolastico. Ri- cordo i rapporti collaborativi con i loro genitori, i Consigli d’Istituto convocati la domenica mattina per favorire noi pendolari che venivamo dalla Busa e non farci percorrere il Limarò di notte. E il genitore che telefonava che sarebbe arrivato con un po’ di ritardo perché stava nascendo il vitellino! Erano gli anni Settanta del secolo scorso; erano i miei primi anni di insegnamento che mi hanno temprato per tutto il resto della mia vita nella scuola. 9