cultura
cultura
DRO E CENIGA
cinque chiese, una comunità
La chiesa parrocchiale
dell’Immacolata con accanto l’antica
chiesa dei Santi Martiri Anauniesi
di Romano Turrini
L
a comunità di Dro e Ceniga ha una storia antica,
fatta di scelte unitarie e condivise, che trova nel-
le proprie chiese il riferimento più importante. In
occasione della venticinquesima edizione della “Rievoca-
zione del voto dei dodici sabati”, il Circolo Culturale Ami-
ci dell’Oratorio di Dro ha promosso la pubblicazione del
volume “Dro e Ceniga - cinque chiese, una comunità”. Era
un progetto editoriale a cui si pensava da tempo; si è vo-
luto attendere la fine dei lavori di restauro della chiesa dei
Santi Martiri Anauniesi (o di San Sisinio) per mettere sulle
pagine di un libro la storia e le immagini delle cinque chie-
se. Il progetto editoriale ha trovato la compartecipazione
del Comune di Dro e dell’Associazione “Il Sommolago”
ed il sostegno economico della Cassa Rurale Alto Garda.
28
L’autore Romano Turrini ha voluto innanzitutto mettere in
evidenza il ruolo decisivo che il popolo ha avuto, nel corso
dei secoli, nell’edificare quelle chiese, nel farle vivere (pur tra
mille difficoltà), nel restaurarle e salvaguardarle così dall’o-
blio e da una possibile decadenza. I documenti antichi e
anche quelli più moderni, citati ampiamente nel libro, testi-
moniano quest’impegno, impensabile nel tempo in cui ora
viviamo. Quelle pietre quindi sono vive se si pensa che dietro
a loro ci sono persone, animate da fede e da spirito di appar-
tenenza, capaci di grandi sacrifici in tempi in cui l’economia
di tante famiglie si fondava sul frutto del lavoro nei campi.
La documentazione a cui l’autore ha fatto maggior riferi-
mento è conservata negli archivi, luogo prezioso e importan-
te per ogni comunità, se si vuol mantenere traccia del pro-
prio passato. Uno accanto all’altro, questi documenti sono
serviti a ricostruire tante storie, che possono rappresentare
sia piccole vicende di paese che altre, specchio di eventi na-
zionali o europei.
Le immagini rivestono in questo libro un ruolo fondamen-
tale. Illustrano, più di ogni parola, aspetti artistici e archi-
tettonici, gli esiti dei restauri, e dettagli che forse sfuggono
ad un’osservazione frettolosa. Sono riprodotti inoltre alcuni
documenti, spesso logorati dal passare del tempo, ma che
sono caratterizzati dal colore caldo della storia, dal desiderio
di chi è vissuto prima di noi di far memoria di un voto, di una
decisione della comunità, di una volontà testamentaria.
La chiesa “matrice” della comunità di Dro e Ceniga è stata
per secoli la chiesa dei Santi Martiri Anauniesi (Sisinio, Mar-
tirio e Alessandro), riconosciuta curaziale a partire del 1475.
Verso la metà dell’Ottocento questa chiesa risulta troppo
piccola per accogliere una comunità che intanto era cresciu-
ta. E quindi per decisione unanime degli amministratori del
comune, dei capifamiglia e dei sacerdoti della comunità si
decide di avviare la costruzione della nuova chiesa dedicata
all’Immacolata. L’edificazione subisce delle pause per motivi
diversi finché la chiesa viene consacrata nel 1896 dal vesco-
vo di Trento Carlo Valussi. Nel contempo l’antica chiesa dei
Santi Martiri Anauniesi viene in parte demolita; se ne con-
serva solo il campanile e il presbiterio, allineando così la fac-
ciata con quella della vicina, nuova chiesa. Recentemente la
cappella dei Santi Martiri è stata splendidamente restaurata,
ridiventando così luogo di preghiera e di meditazione.
Occorre ricordare però che sicuramente dal secolo XV esiste
su un dosso poco distante dall’abitato di Dro la chiesa di S.
Abbondio. Ad essa è legato il “voto dei dodici sabati”, con
cui la comunità di Dro e Ceniga si è impegnata, a partire dal
Seicento, di celebrare ogni primo sabato del mese una mes-
sa in quella chiesa. Un altro antico legame con la chiesa di
S. Abbondio è il testamento di donna Fior; nelle sue ultime
volontà questa signora di Dro nomina erede universale dei
suoi beni il comune di Dro e Ceniga perché almeno una volta
all’anno (di ritorno dalla S. Messa a S. Abbondio) si distribui-
scano pane, carne, minestra e vino ai “poveri di Cristo” della
comunità.
Nella parte più a sud dell’abitato di Dro vi è la chiesa di S.
Antonio di Padova. Prima di questa chiesa esisteva in quel
luogo un antico capitello nel quale veniva conservato un
quadro raffigurante Santo patavino. A questa immagine
veniva attribuito il potere miracoloso di ridare un soffio di
vita ai bambini morti senza battesimo. Nel 1671 si decide di
costruire in quel luogo una chiesa che viene consacrata nel
1673; il quadro con S. Antonio di Padova trova quindi una
collocazione straordinaria e la pratica “miracolosa” (su cui la
chiesa ufficiale nutriva parecchi dubbi) continua per decen-
ni. Si può quindi considerare questa chiesa il santuario della
comunità di Dro e Ceniga. In questa chiesa si conservano
molti quadri, una parte dei quali provenienti dall’antica chie-
sa dei Santi Martiri Anauniesi. L’altare è opera dello scultore
di Mori Domenico Rossi detto il Manentino; pregevole è la
cancellata che racchiude il presbiterio.
Infine va ricordata la chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Ceni-
ga, anch’essa molto antica, ricostruita nella seconda metà
del Cinquecento. L’altare è opera dei maestri castionesi, re-
alizzato utilizzando il lascito di Giovanni Antonio Sartorelli.
Gli altari laterali lignei sono del Seicento e sono dedicati alla
Madonna Mater Purissima e a San Rocco. Lungo le pareti si
snoda la Via Crucis, grande affresco realizzato dal pittore di
Ceniga Marco Bertoldi nell’anno di pace 1945.
Il volume si conclude con il ricordo dei capitelli di San Rocco
(o delle Guardie) e di Santa Libera e con l’immagine sugge-
stiva del ponte romano sul fiume Sarca ed il messaggio di
San Giovanni Paolo II: “Non di muri, ma di ponti ha bisogno
l’umanità”.
In alto, a sinistra l’interno della chiesa dei Santi Martiri Anuaniesi, dopo i recenti
restauri, a destra l’interno della chiesa di S. Antonio di Padova;
al centro, la chiesa di S. Abbondio;
qui a alto, la chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Ceniga.
29