My first Magazine dialogo_giugno_2018 | Page 28

cultura cultura DRO E CENIGA cinque chiese, una comunità La chiesa parrocchiale dell’Immacolata con accanto l’antica chiesa dei Santi Martiri Anauniesi di Romano Turrini L a comunità di Dro e Ceniga ha una storia antica, fatta di scelte unitarie e condivise, che trova nel- le proprie chiese il riferimento più importante. In occasione della venticinquesima edizione della “Rievoca- zione del voto dei dodici sabati”, il Circolo Culturale Ami- ci dell’Oratorio di Dro ha promosso la pubblicazione del volume “Dro e Ceniga - cinque chiese, una comunità”. Era un progetto editoriale a cui si pensava da tempo; si è vo- luto attendere la fine dei lavori di restauro della chiesa dei Santi Martiri Anauniesi (o di San Sisinio) per mettere sulle pagine di un libro la storia e le immagini delle cinque chie- se. Il progetto editoriale ha trovato la compartecipazione del Comune di Dro e dell’Associazione “Il Sommolago” ed il sostegno economico della Cassa Rurale Alto Garda. 28 L’autore Romano Turrini ha voluto innanzitutto mettere in evidenza il ruolo decisivo che il popolo ha avuto, nel corso dei secoli, nell’edificare quelle chiese, nel farle vivere (pur tra mille difficoltà), nel restaurarle e salvaguardarle così dall’o- blio e da una possibile decadenza. I documenti antichi e anche quelli più moderni, citati ampiamente nel libro, testi- moniano quest’impegno, impensabile nel tempo in cui ora viviamo. Quelle pietre quindi sono vive se si pensa che dietro a loro ci sono persone, animate da fede e da spirito di appar- tenenza, capaci di grandi sacrifici in tempi in cui l’economia di tante famiglie si fondava sul frutto del lavoro nei campi. La documentazione a cui l’autore ha fatto maggior riferi- mento è conservata negli archivi, luogo prezioso e importan- te per ogni comunità, se si vuol mantenere traccia del pro- prio passato. Uno accanto all’altro, questi documenti sono serviti a ricostruire tante storie, che possono rappresentare sia piccole vicende di paese che altre, specchio di eventi na- zionali o europei. Le immagini rivestono in questo libro un ruolo fondamen- tale. Illustrano, più di ogni parola, aspetti artistici e archi- tettonici, gli esiti dei restauri, e dettagli che forse sfuggono ad un’osservazione frettolosa. Sono riprodotti inoltre alcuni documenti, spesso logorati dal passare del tempo, ma che sono caratterizzati dal colore caldo della storia, dal desiderio di chi è vissuto prima di noi di far memoria di un voto, di una decisione della comunità, di una volontà testamentaria. La chiesa “matrice” della comunità di Dro e Ceniga è stata per secoli la chiesa dei Santi Martiri Anauniesi (Sisinio, Mar- tirio e Alessandro), riconosciuta curaziale a partire del 1475. Verso la metà dell’Ottocento questa chiesa risulta troppo piccola per accogliere una comunità che intanto era cresciu- ta. E quindi per decisione unanime degli amministratori del comune, dei capifamiglia e dei sacerdoti della comunità si decide di avviare la costruzione della nuova chiesa dedicata all’Immacolata. L’edificazione subisce delle pause per motivi diversi finché la chiesa viene consacrata nel 1896 dal vesco- vo di Trento Carlo Valussi. Nel contempo l’antica chiesa dei Santi Martiri Anauniesi viene in parte demolita; se ne con- serva solo il campanile e il presbiterio, allineando così la fac- ciata con quella della vicina, nuova chiesa. Recentemente la cappella dei Santi Martiri è stata splendidamente restaurata, ridiventando così luogo di preghiera e di meditazione. Occorre ricordare però che sicuramente dal secolo XV esiste su un dosso poco distante dall’abitato di Dro la chiesa di S. Abbondio. Ad essa è legato il “voto dei dodici sabati”, con cui la comunità di Dro e Ceniga si è impegnata, a partire dal Seicento, di celebrare ogni primo sabato del mese una mes- sa in quella chiesa. Un altro antico legame con la chiesa di S. Abbondio è il testamento di donna Fior; nelle sue ultime volontà questa signora di Dro nomina erede universale dei suoi beni il comune di Dro e Ceniga perché almeno una volta all’anno (di ritorno dalla S. Messa a S. Abbondio) si distribui- scano pane, carne, minestra e vino ai “poveri di Cristo” della comunità. Nella parte più a sud dell’abitato di Dro vi è la chiesa di S. Antonio di Padova. Prima di questa chiesa esisteva in quel luogo un antico capitello nel quale veniva conservato un quadro raffigurante Santo patavino. A questa immagine veniva attribuito il potere miracoloso di ridare un soffio di vita ai bambini morti senza battesimo. Nel 1671 si decide di costruire in quel luogo una chiesa che viene consacrata nel 1673; il quadro con S. Antonio di Padova trova quindi una collocazione straordinaria e la pratica “miracolosa” (su cui la chiesa ufficiale nutriva parecchi dubbi) continua per decen- ni. Si può quindi considerare questa chiesa il santuario della comunità di Dro e Ceniga. In questa chiesa si conservano molti quadri, una parte dei quali provenienti dall’antica chie- sa dei Santi Martiri Anauniesi. L’altare è opera dello scultore di Mori Domenico Rossi detto il Manentino; pregevole è la cancellata che racchiude il presbiterio. Infine va ricordata la chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Ceni- ga, anch’essa molto antica, ricostruita nella seconda metà del Cinquecento. L’altare è opera dei maestri castionesi, re- alizzato utilizzando il lascito di Giovanni Antonio Sartorelli. Gli altari laterali lignei sono del Seicento e sono dedicati alla Madonna Mater Purissima e a San Rocco. Lungo le pareti si snoda la Via Crucis, grande affresco realizzato dal pittore di Ceniga Marco Bertoldi nell’anno di pace 1945. Il volume si conclude con il ricordo dei capitelli di San Rocco (o delle Guardie) e di Santa Libera e con l’immagine sugge- stiva del ponte romano sul fiume Sarca ed il messaggio di San Giovanni Paolo II: “Non di muri, ma di ponti ha bisogno l’umanità”. In alto, a sinistra l’interno della chiesa dei Santi Martiri Anuaniesi, dopo i recenti restauri, a destra l’interno della chiesa di S. Antonio di Padova; al centro, la chiesa di S. Abbondio; qui a alto, la chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Ceniga. 29