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RUGBY
BENACENSE:
9 ANNI DI CRESCITA.
ORA SERVE LA CLUBHOUSE
e
ra il settembre del 2010 quando i fratelli Ga-
briele e Michele Ghirotti, Massimo Zanetti e
Alessandro Tanas dettero vita alla Rugby Be-
nacense: un pallone ovale, il prato dei Sabbioni e il pri-
mo allenamento... in 4.
Quanta strada ha fatto la squadra da allora: i primi tor-
nei estivi, due campionati amatoriali e uno in serie C,
mentre si strutturava un percorso nelle scuole per creare
un movimento giovanile. Poi un paio di anni senza la se-
nior per arrivare all’ultimo biennio, col ritorno nel cam-
pionato nazionale Uisp e il secondo posto della stagione
2016-2017. Ma questo è già il passato, perché il futuro
dice che nella stagione 2018-2019, per la prima volta,
l’Alto Garda potrà schier are anche una formazione un-
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der 14 in un campionato federale: l’avventura continua.
Il rugby è una disciplina in cui il rispetto per i compagni, gli
allenatori, gli avversari e l’arbitro sono valori da cui non si
può prescindere. Altrettanto, non c’è rugby senza il terzo
tempo: il momento in cui le squadre si ritrovano a man-
giare assieme, a prescindere da quale sia stato il risultato
e da quanto duri siano stati gli impatti di uno sport che, è
giusto ricordarlo, è di lotta e determinazione, di contatto
fisico e voglia di rialzarsi sempre.
Tanti gli aforismi sul rugby, eccone uno: «Un pallone ro-
tondo te lo può restituire anche un muro. Un pallone da
rugby soltanto un amico». Ma un’altra frase fondamenta-
le è questa: «Il potente sfonda, il piccolo s’infiltra, l’alto
salta, il guizzante corre. In una squadra di rugby c’è posto
per tutti». Tornando al qui e ora,
la Benacense oggi ha formazioni
in ogni fascia d’età e per ognu-
no c’è modo di confrontarsi con
le squadre avversarie, grazie alla
formula dei concentramenti, du-
rante i quali si organizzano picco-
li tornei senza per forza doversi
iscrivere a un campionato fede-
rale. Da 8 anni, poi, la Benacense
organizza il “Sommolago seven”:
uno dei migliori tornei estivi, a
livello italiano, della versione a 7
giocatori.
Uno degli obiettivi che la Bena-
cense insegue da anni è avere a
disposizione un campo da allenamento che corrispon-
da a quello da gioco: oggi gli “Azzurri” si allenano a San
Giorgio di Arco (che non è attrezzato coi pali da rugby)
e prendono in affitto il campo del Rione De Gasperi per
le partite in casa. Altra cosa fondamentale nel rugby è la
disponibilità di una club house: è qui che si festeggia il
terzo tempo. In nessun altro sport, come nel rugby, è indi-
spensabile fare attività educativa anche fuori dal campo:
per questo la Benacense si appella alla politica locale per
individuare una sede idonea.
Il rugby è lo sport di squadra in cui servono più persone:
ben 15 più le riserve. È anche uno sport dove gli individua-
lismi hanno vita breve: o si avanza tutti assieme o non
si avanza affatto. C’è anche chi dice che il movimento di
una partita di rugby sembra “respirare”, con quella stra-
na regola di correre avanti e poter passare il pallone solo
all’indietro. Del resto, è anche lo sport in cui si sta più
spesso abbracciati: coi compagni per avere più spinta, con
gli avversari nel movimento che di questo sport è il sim-
bolo, il placcaggio.
Il grande rugbysta neozelandese Charlie Saxton disse una
volta: «Il rugby sono 14 uomini che lavorano insieme per
dare al quindicesimo mezzo metro di vantaggio». Ecco,
forse in questo è l’essenza dell’impegno della Rugby Be-
nacense: da chi serve panini al terzo tempo a chi in campo
spende ogni energia; dal genitore che accompagna figlio
e compagni alle trasferte a chi si occupa della burocrazia,
da chi allena a chi arbitra ai tornei, da chi traccia le linee
sul campo a chi mantiene i rapporti con le istituzioni e le
altre squadre: tutti impegnati per guadagnare quel mezzo
metro di vantaggio.
Per informazioni: Facebook Rugby Benacense.
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