Esistono cose essenziali per la vita umana. La
cura rientra nell’ordine delle cose essenziali, perché
per dare forma al nostro essere possibile dobbiamo
aver cura di noi, degli altri e del mondo.
Il nostro modo di stare con gli altri nel mondo è in-
timamente connesso con la cura che abbiamo ri-
cevuto e con le azioni di cura che mettiamo in atto.
Siamo quello che facciamo e quello di cui abbiamo
cura.
È irrinunciabile aver cura della vita, per conservar-
la nel tempo, per farla fiorire e per riparare le ferite
dell’esserci.
(Mortari, 2015)
T
ra gli operatori dei Servizi per le dipen-
denze (Serd) vi è la percezione che, anche
nei sistemi sanitari, siano presenti stere-
otipi e pregiudizi nei confronti dei pazienti alcol e
tossicodipendenti. Lo stigma che i professionisti
della cura sarebbero tenuti a contrastare verrebbe
dunque riproposto dai loro atteggiamenti nei ri-
guardi dei pazienti.
Da qui alcune domande: gli operatori sanitari
quali atteggiamenti hanno verso le persone con di-
sturbi da uso di sostanze? Esiste uno stigma nei loro
confronti? Quali sono le conseguenze nella pratica
terapeutico-assistenziale? E ancora: quali strategie
può adottare il coordinatore del servizio per ridurre
lo stigma presente tra i collaboratori?
Esiste lo stigma
nei servizi di cura?
L’espressione del pre-giudizio... mobilita forze
emotive profonde e potenti, molto più potenti anche
delle più mature e raffinate risorse intellettuali, ca-
paci di sopraffare e subordinare l’attività di giudizio
ad ancestrali sentimenti di rifiuto, discriminazione e
disprezzo.
(Ailas, 2006)
Il tema dello stigma rappresenta una particola-
re prospettiva da cui osservare la dimensione della
relazione di cura, della capacità di caring, che viene
agita sia a livello individuale che organizzativo.
Per avvicinarsi alla comprensione di questa deli-
cata tematica, che interpella ogni
persona che si occupa di relazioni
di cura, risulta significativo dare
voce ai professionisti stessi (1) .
Narrazioni
dall’esperienza clinica
Alcuni contributi sottolineano
l’importanza del lessico utilizza-
to dagli operatori sanitari, che
rimanda a rappresentazioni ne-
gative dei pazienti.
"È un tossico": questa espres-
sione dice tutto sul giudizio verso
questo tipo di paziente. È un’e-
spressione usata dai familiari, dai
pazienti stessi, dalla gente comu-
ne, da noi operatori dei S erd o di
altri Servizi. Ma se non ricerchia-
mo le potenzialità della persona,
se non diamo dignità, sarà sem-
pre e solo "un tossico"!
Ho riflettuto sull’uso delle parole
usate dagli operatori sanitari che
evocano lo stigma. Sono termini
che influenzano pesantemente il
vissuto del paziente rispetto alla
patologia o all’intervento, antici-
pando sempre un risultato nega-
tivo. Non dovremmo mai dimenti-
carci che la motivazione alla cura
1 / Ho invitato miei colleghi del Servizio
per le Dipendenze A ulss 8 Berica
a esprimere in forma personale
frammenti di lavoro, pensieri e
riflessioni emergenti dalla quotidiana
operatività. È emersa una diffusione
del problema anche negli ambienti
sanitari, sebbene poco raccontata.