Metato 69 bozza 20 agosto | Page 24

Lo stemma della famiglia Desideri lombo dello spirito». Quegli scritti preziosi sono invece rimasti nascosti per secoli ed hanno vissuto travagliatissime vicende, ostracismi e censure (delle quali ho trattato in “Storia Locale”, n. 2 / 2003), per riemergere in tempi recenti, suscitando notevole interesse, anche in ambito internazionale, ai più vari livelli, da quello popolare a quello accademico. Oltre ai settori degli studi geografici, storici, antropologici e filosoficoreligiosi, un forte interesse attuale verso Desideri deriva da quella sua peculiare caratteristica di precursore e alfiere del dialogo interreligioso, riconosciutogli in un recente libro dal XIV Dalai Lama: «Sebbene avesse raggiunto la nostra terra come missionario, e quindi fosse intenzionato a convertire ì tibetani al Cristianesimo, quel suo immergersi nella cultura tibetana produsse uno straordinario primo abbozzo di dialogo interreligioso» [Dalai Lama, Le religioni sono tutte sorelle, Milano, 2011, pp. 15-16] in un’epoca nella quale era quasi inconcepibile. Per la maggior parte della sua vita, Ippolito Desideri è stato in viaggio o nei luoghi di missione, Tibet e India, ma con una accettabile approssimazione possiamo considerare questo periodo un terzo dei suoi circa 48 anni; i restanti due terzi lo vedono rispettivamente, a Pistoia prima e a Roma, in seguito. Avendo ripercorso in gran parte le sue 24 • Il Metato tracce, sia negli archivi che conservano le sue memorie sia nei luoghi fisici della sua avventura umana e intellettuale, in India e in Tibet, ma anche a Roma e a Pistoia, voglio trattare, sia pur sinteticamente, dei luoghi italiani e soprattutto pistoiesi, per offrire al lettore un motivo in più per soffermarsi in alcuni ambienti, comunque degni di grande interesse. La speranza è anche quella che il nome Desideri non evochi per i pistoiesi solo la via a lui intestatagli con delibera del Consiglio comunale n. 245 del 18 marzo 1931: Il Podestà […] delibera […] di intitolare al nome Via Padre Ippolito Desideri il Viale del Piano Regolatore 2a Zona, ortogonale al Viale Petrocchi, a Sud dei Villini Desii. Gesuita, Missionario (n. a Pistoia nel 1684 m. a Roma nel 1733), fu il primo per importanza degli esploratori del Thibet. La nascita. Palazzo Fancelli (già Desideri e prima ancora Cellesi) Ippolito Desideri nasce intorno alle ore 19 di mercoledì 20 dicembre 1684, nel palazzo di via San Prospero (oggi via Pietro Bozzi), già dei Cellesi e da poco acquisito dalla sua famiglia, proprio in vista del suo arrivo, che era stato preceduto da quello dei tre fratelli, Francesco, Anna Maria e Giuseppe, giunti a cadenza annuale dal 1681. L’aumento della prole rendeva insufficiente l’abitazione, accanto alla vicina chiesa di Sant’Andrea, che il dottor Iacopo Desideri (ca.1650-1713), aveva ricevuto dallo zio paterno Francesco (16181677), pievano di Casalguidi. Il padre di Ippolito si era laureato in medicina all’Università di Pisa nel 1678 e nello stesso anno sposato con Maria Maddalena, figlia di Ippolito Cappellini. Ippolito fu battezzato da padre Leonardo Maggini il giorno successivo a quello di nascita, ricevendo, oltre al nome del nonno materno, anche quelli di Tommaso (santo apostolo di cui ricorreva il giorno di nascita), Gaspare e Romolo. La cadenza pressoché annuale dei figli in casa Desideri proseguì, e si concluse, con la nascita del quinto, Giovan Battista (1686), poiché la madre morì, appena ventottenne, il 15 aprile 1687. Il padre Iacopo sposò ben presto in seconde nozze Costanza, figlia del pratese Gerolamo Dragoni, e i figli furono avviati alla vita religiosa, con l’eccezione di Giuseppe che, seguendo le orme paterne, ottenne la laurea in medicina a Pisa. Il palazzo dove nacque Ippolito, al numero sei di via Pietro Bozzi, fra la chiesa dei santi Filippo e Prospero e la piazza San Francesco, noto come Palazzo Fancelli, ha ospitato varie istituzioni (negli anni Sessanta del Novecento era Via Pietro Bozzi. L’antica Via San Prospero in una cartolina dei primi del ‘900. Sulla destra l’ingresso di Palazzo Fancelli