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CRITTOGRAFIAMO
Lettere a caso o messaggio nascosto?
La parola crittografia, o cifratura, deriva dal
greco kryptós, che significa nascosto. E’ una
tecnica in continua evoluzione dai tempi più
antichi (molto usata durante le guerre e dai
servizi segreti), che oggi viene utilizzata anche
per assicurare la riservatezza e l'autenticazione
Non mira a nascondere il messaggio in sé, ma il
suo significato. Per rendere incomprensibile un
testo, lo si altera per mezzo di un procedimento
concordato dal mittente e dal destinatario. Con
la crittografia, un messaggio o, più in generale,
un qualunque file di dati (testo, immagini,
musica, ecc.) è trasformato in un insieme di
segni e simboli assolutamente privi di
significato per chi non conosca la "chiave"
giusta per decifrarli. Ci sono tanti modi per
ottenere questo risultato. Uno di questi è la
cosiddetta crittografia sostitutiva, in base alla
quale ogni carattere o gruppo di lettere di una
parola viene sostituito e permutato, secondo una
certa regola (che viene "riassunta" nella chiave),
con altri caratteri, magari anche di un altro
alfabeto. Il problema cruciale della crittografia è
sempre stato la gestione della chiave. Anche il
sistema di cifratura più sofisticato non serve a
nulla se non si riesce a garantire la segretezza
della chiave.
. La crittoanalisi è l'insieme delle tecniche
impiegate per sconfiggere i meccanismi di
crittografia e la crittologia (dal greco kryptòs
lògos, parola nascosta) rappresenta l'insieme
della crittografia e della crittoanalisi. Oggi non
si parla più solamente di cifratura,
l’identificazione è divenuto un concetto
fondamentale; in una realtà regolata da scambi
di documenti l’operazione di firma è un
requisito che non può venire a mancare a
prescindere dalle modalità di comunicazione. A
questo scopo la crittografia mette a disposizione
alcune tecniche tra cui la firma digitale, che ai
giorni nostri viene utilizzata nell’ambito del
commercio elettronico, delle transazioni in rete e
in ogni documento in cui sia necessario per il
destinatario attestare con certezza la fonte di
quel documento.
Svetonio nella Vita dei dodici Cesari racconta che Giulio Cesare usava per le sue
corrispondenze riservate una cifra monoalfabetica molto semplice, nella quale la
lettera chiara viene sostituita dalla lettera che la segue di tre posti nell'alfabeto: la
lettera A è sostituita dalla D, la B dalla E e così via fino alle ultime lettere che sono
cifrate con le prime come nella tabella che segue (che fa riferimento all'odierno
alfabeto internazionale). Svetonio non dice nulla su come cifrare le ultime lettere
dell'alfabeto; di solito si intende che si proceda circolarmente ricominciando dalla A
come nella lista seguente (alfabeto latino):
Chiaro ABCDEFGHIKLMNOPQRSTVX
Cifrato DEFGHIKLMNOPQRSTVXABC
Più in generale si dice cifrario di Cesare una cifra nella quale la lettera del messaggio
chiaro viene spostata di un numero fisso di posti, non necessariamente tre; un esempio
è la cifra che sempre secondo Svetonio era usata da Augusto, dove la A era sostituita
dalla B, la B dalla C fino all'ultima lettera dell'alfabeto latino, la X, che era sostituita
da una doppia A.
Poiché l'alfabeto internazionale è composto da 26 caratteri sono possibili 26 cifrari di
Cesare diversi dei quali uno (quello che comporta uno spostamento di zero posizioni)
darà un cifrato uguale al messaggio chiaro iniziale. Dal punto di vista della crittanalisi
il cifrario di Cesare è debolissimo essendoci solo 25 cifrari diversi.
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