LUCE estratti LUCE 321_Tagliabue_Salone dei Cinquecento | Page 6

al pubblico, con una lettura storiografica e degli ambienti, la storia dell’edificio e della città. Si tratta di un “monumento vivo”, che ospita ancora le funzioni di potere e rappresentanza per cui è stato concepito. Oggi i visitatori partono dai sotterranei, dove si trovano i resti del Teatro Romano, e salgono in alto fin sulla Torre di Arnolfo. Cuore dell’itinerario è di certo il Salone dei Cinquecento, dunque il nuovo impianto di illuminazione contribuisce alla lettura migliore degli affreschi e degli apparati decorativi. Il lavoro è nato da un’esigenza “pratica”, che si è concretizzata cogliendo una precisa opportunità in un dato momento. Il tutto è stato finanziato da Confindustria. Quello che vorrei trasmettere è il grande entusiasmo che ha animato l’impresa. C’è stato un grande impegno da parte di tutti; non parlo solo della professoressa Balocco, di SILFIspa, di Targetti Sankey SpA, ma anche delle singole maestranze, degli elettricisti e degli operai specializzati che hanno messo a disposizione la loro conoscenza e la loro manodopera senza spaventarsi davanti alla mole di lavoro, alle tempistiche davvero ristrette o agli orari. Potrei raccontare tantissimi aneddoti, parlare delle notti passate in cantiere… Credo che Palazzo Vecchio si meriti questo tipo di persone! Guardando indietro, ripensando agli anni di studio e alla fase di realizzazione vera e propria che è durata quanto un flash, la sensazione è che il livello raggiunto sia davvero altissimo. È stato un viaggio e non avrei voluto che finisse! La più grande vittoria? Il fatto che nessuno, soprattutto nessun fiorentino, abbia detto nulla circa il risultato. Non ci sono state critiche, non ci sono stati attacchi. Significa senza dubbio che abbiamo fatto bene. Carla Balocco Docente di Fisica Tecnica presso l’Università degli Studi di Firenze, Dipartimento di Ingegneria Industriale; Presidente AIDI Toscana Quali sono le basi scientifiche del progetto? Il progetto ha richiesto anni di lavoro, durante i quali si è modificato, adattato e sviluppato, scaturiti da approfonditi studi storici, campagne di misure sperimentali, esperienze e ricerca applicativa pratica su campo. Il valore, l’autenticità e l’innovazione del progetto stanno proprio nelle sue fondamenta: è partito da un coinvolgimento di molti e diversi attori che hanno sostenuto le nostre idee e ci hanno offerto disponibilità e collaborazione. La concertazione di molti soggetti differenti, con altrettanto differenti competenze, nonché l’approccio metodologico integrato su cui si è basata la progettazione illuminotecnica e, quindi, la multidisciplinarietà sono la nota distintiva, il “quid” e la chiave del successo con cui è stato condotto, sviluppato ed ultimato il progetto. Illuminare uno spazio come il Salone dei Cinquecento non significa soltanto stabilire la corretta quantità e qualità di luce, valutando la combinazione ottimale tra luce naturale e artificiale, assicurando qualità di visione e percezione e al contempo la tutela e conservazione preventiva del patrimonio storico-architettonico di cui Palazzo Vecchio e i beni in esso contenuti fanno parte: significa anche coinvolgere il luogo, l’architettura, la storia. Troppo spesso il progetto illuminotecnico viene affrontato in termini pragmaticamente tecnici, con la definizione delle soluzioni tecnologiche adeguate dal punto di vista energetico e dei risultati quantitativi, senza valutare gli aspetti qualitativi e percettivi che tali soluzioni comportano. Ancora meno frequenti sono i casi in cui il progetto illuminotecnico muove da approfondite analisi di monitoraggio ambientale del clima luminoso preesistente (illuminotecniche, colorimetriche, ottico-visive, percettive) e un attento studio delle condizioni di conservazione e di fruizione ottimali degli ambienti museali e delle opere d’arte esposte. Ho stilato dunque un concept del progetto radicato nella mia ricerca e nei miei interessi nel settore, anteponendo al problema dell’oggetto dinamico, ovvero al progetto illuminotecnico per una Nuova Luce per la Rinascita del Salone, l’idea che la luce viene comunque interpretata e quindi ricondotta a stimoli visivi e percettivi che danno adito all’elaborazione e rappresentazione mentale dei soggetti/osservatori. Pensavo a come gli effetti di una certa luce diano origine a una sequenza di interpretanti (chi vede oppure solo guarda… le persone, i visitatori…) e a come questi interpretanti sono di fatto un prodotto collettivo, pubblico, di comunicazione, a come si depositano e configurano nel corso dei processi DOPO / AFTER SALONE DEI CINQUECENTO SPECIAL REPORT / LUCE 321 27