LUCE 334 | Page 33

Photo © Studio Pasetti Lighting straordinaria maestosità di queste due gemme medievali . Entrando , però , l ’ entusiasmo è calato per via del processo di normalizzazione al quale entrambi gli edifici erano stati sottoposti nel corso degli ultimi decenni . Di originale erano rimasti innanzitutto i volumi , e poi i soffitti con le capriate palladiane e diverse porzioni lapidee . Nulla invece per quanto riguarda i pavimenti ; impianti da ripensare e serramenti che occludevano gli elementi di dettaglio più significativi delle polifore . Come primo obiettivo , mi sono posto il recupero degli edifici medievali riutilizzando pavimenti di pietra della Rocca di San Marino al piano terra e lignei al piano superiore . Ridisegnando serramenti invisibili in bronzo . Preparando il campo per l ’ obiettivo successivo : creare superficie espositiva – che era assolutamente mancante – inserendo setti percettivamente bidimensionali , andando a nutrire la stratificazione tra medievale , espositivo-museografico e le opere di arte contemporanea , che sono come isolate in dialogo con il contenitore storico e non tra di loro .
Il suo intervento è spesso indirizzato all ’ arte e al luogo della sua messa in scena . La luce è per lei un elemento imprescindibile che qualifica le opportunità di valorizzazione e rivelazione dei significati che lo spazio e gli oggetti in esso contenuti suggeriscono . Come ha avuto l ’ intuizione di impostare un dialogo con un lighting designer ? LC : Sono consapevole ormai da diversi anni che un architetto , per quanto anche museografo , non abbia le competenze per progettare la luce . Ed è infatti da diversi anni che collaboro con Alberto Pasetti Bombardella , soprattutto su progetti
museali . Non si può prescindere dalla luce come elemento sostanziale del progetto . Non solo per la necessaria enfasi per le opere , ma anche per la valorizzazione del contenitore . Il progetto illuminotecnico è frutto di un dialogo serrato con l ’ architetto e la risultante tende a dichiarare i segni e gli elementi chiave del principio progettuale .
Architetto Pasetti Bombardella , quando ha ricevuto l ’ invito a collaborare sul progetto PART aveva già un ’ idea di come avrebbe gestito il percorso progettuale ? Alberto Pasetti Bombardella : Per esperienza so che ogni situazione nel settore dei beni culturali è unica e richiede un approccio diverso . Sapevo che il percorso progettuale di Luca non sarebbe stato scontato e che quello che normalmente è considerato un modus operandi , nel campo della luce museale , con lui sarebbe stato impostato in maniera diversa , con un risvolto evolutivo . Inoltre , il suo lavoro sulla composizione architettonica e sul rigore della geometria prospettica ha reso possibile un ragionamento sulla luce con scelte e soluzioni non convenzionali .
Il vostro lavoro congiunto non si è limitato solo all ’ integrazione del concetto di luce rispetto a quello dell ’ allestimento : siete andati oltre e avete concepito un apparecchio d ’ illuminazione ex-novo unendo le vostre specifiche competenze . Come nasce e si sviluppa un prodotto così specialistico e allo stesso tempo così minimalista ? APB : Questo tipo di collaborazione aveva già un precedente , un apparecchio seriale sviluppato in occasione della realizzazione del progetto per le
Cavallerizze presso il Museo della Scienza e della Tecnica a Milano . Ovvero , un ’ idea di luce che dalle linee dell ’ architettura si trasformasse in un concept di alta tecnologia per soddisfare le esigenze di un luogo per l ’ esposizione . In un certo senso , è come se la pulsione dell ’ architetto prendesse forma anche nel mondo della luce artificiale , in un regime di continuità compositiva dallo spazio all ’ oggetto . Banalizzando , si potrebbe dire che il sistema d ’ illuminazione diventa arredo , ma nella realtà il ragionamento diventa molto più raffinato , perché sotto una veste di “ minimalismo ” si nasconde un cuore pulsante di energia luminosa in grado di esprimere e stimolare numerose condizioni percettive . Il registro delle potenzialità di un apparecchio luminoso come quello studiato per il PART si colloca in una dimensione a più livelli , e questo permette di spaziare dalla luce museale canonica a effetti di luce che accompagnano condizioni percettive innovative . LC : È appunto un ’ evoluzione continua del nostro dialogo , che rifugge qualsiasi aspetto decorativo della luce . E portando sempre di più il prodotto a essere , più che minimalista , soprattutto essenziale . Anche nella forma . In fondo si tratta di una linea di luce a sezione parallelepipeda . Nulla di più semplice , ma in realtà estremamente complessa perché nella sua sezione interna si ritrovano le proporzioni architettoniche di ogni sala . Alla linea , lunga anche più di trenta metri , è stata aggiunta una tasca continua per ospitare solo quando necessario le luci per illuminare puntualmente le opere . Il risultato è appunto una linea , un segno che riesce a stupire per la sua forza e che non disegna un ’ ulteriore architettura a servizio della luce . Perché è luce .
Installare un sistema ex-novo con alti contenuti tecnologici all ’ interno di spazi storici ha comportato dei compromessi o delle scelte di non semplice esecuzione ? APB : Assolutamente ; basti pensare al Salone dell ’ Arengo dove la quota di pendinatura raggiungeva i nove metri di altezza , con una cadenza ritmata longitudinale dovuta alle immense capriate . In questi spazi storici , e in particolare negli edifici medievali , il compromesso con le tecnologie è sempre molto delicato , soprattutto in virtù dei vincoli e delle tutele che sono posti in essere dalla Soprintendenza competente . Il semplice cavo di alimentazione , che per ragioni funzionali accoglie anche la linea di controllo gestionale , è di per sé un compromesso . Il desiderio astratto sarebbe quello di farlo sparire completamente alla vista , ma nella realtà fisica non è possibile . Tra i tanti argomenti progettuali questo rappresenta una sfida – comune con Luca – nell ’ intento di epurare , quanto possibile , l ’ oggetto da elementi formalmente impattanti .
La collezione di San Patrignano è varia , ricca di spunti simbolici astratti e figurativi . C ’ è un ’ opera più delle altre che ha avuto per voi un significato particolare ? Se sì , quale impressione vi ha fatto la prima volta che l ’ avete rivista illuminata nel museo ? APB : Più di una , tra le tante l ’ irraggiungibile bianco di Agnes Martin , la grande scacchiera di Jake e Dinos Chapman . Tuttavia , l ’ opera del Trecento , il Giudizio Universale , collocato su un diaframma inclinato nello spazio del grande
INTERVIEWS / LUCE 334 31