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Lexus La luce delle meraviglie l paese delle meraviglie di Alice 4.0 esiste davvero. Solo che non si trova sottoterra in un luogo indefinito della vecchia Inghilterra di vittoriana memoria, ma al primo piano di un edificio industriale nell’isola artificiale Odaiba, a Tokyo, aperto da pochi mesi. Chiamata a Osaka come Design Ambassador dei Design Days nel mondo, ho aggiunto una tappa e ci sono stata, qualche giorno dopo l’inaugurazione. Ci sono andata, curiosissima, sentendomi una bambina, pronta allo stupore e alle sorprese, che non solo non sono mancate ma mi hanno sopraffatta. La coda era già lunga, nonostante la pioggia, la distanza e l’ora mattutina. Oltre la soglia, il buio. E poi la luce, che subito diventa emozione, colore, suono, movimento. I teamLab Museum 8 LUCE 328 Magia. Il nuovo MORI BUILDING DIGITAL ART MUSEUM: TEAMLAB BORDERLESS a Tokyo del museo ha solo il lunghissimo nome, non presenta oggetti o opere materiali, non storicizza il passato, non testimonia il presente. È un’esperienza unica che porta nel futuro, più simile a un sogno. O a una fantasia. Spiegarlo non è facile e mancano le parole. Comunque. Nei 10.000 metri quadri di oscurità la luce inventa le immagini, si trasforma in danza, crea illusioni, illumina le mille lanterne seguendo i tuoi gesti, ti inonda con una cascata ma l’acqua non ti bagna, fa vivere i dipinti e muovere i disegni, diventa farfalle e musica, fa sbocciare corolle immateriali nel tè, segue in volo uccelli luminosi mentre pennellano il cielo, immerge in tante e diverse esperienze stranianti e sensoriali. Tra fantasia e realtà rende grandi i bambini e piccini gli adulti. Invece del Bianconiglio, ti fa venir voglia di rincorrere l’elefante leggero fatto di fiori che si allontana veloce seguendo un percorso solo a lui noto, sul muro. La luce apre scenari inimmaginabili, in questo Museo “borderless” unico (per ora) al mondo. Certo: le tecnologie digitali, le proiezioni, gli algoritmi, i computer potenti, le animazioni sapienti, i Led dell’ultima ondata, ma soprattutto le futuribili anticipazioni degli artisti visuali, ormai protagonisti del più avanzato panorama del design e dell’arte, come quelli del teamLab che ha voluto il museo, ne sono la formula segreta. Difficile ripercorrere le strade consuete delle mostre d’arte dopo l’esperienza immersiva del teamLab Borderless Museum, che lascia ammirati e sconcertati e sicuramente prepara a molte domande. Gli artisti di domani lavoreranno con la luce o con i pennelli? Nei musei e nelle gallerie che raccontano la contemporaneità entreranno opere immateriali o oggetti fisici? Le prime mostre immersive dei grandi artisti del passato che già conosciamo, come evolveranno? Tecnologia, fisica, scienza, matematica saranno imprescindibile parte delle nuove espressioni artistiche? Non credo sia possibile tornare indietro. Il salto al ventennio successivo è alle porte portando, come a ogni ciclo storico, le sue rivoluzioni che cambiano tutto. I sintomi di questa nuova ondata tecnologica vicina all’arte, così inglobante e emozionante, sono già evidenti e noi li abbiamo toccati con mano. Li abbiamo visti anche al Superstudio di Milano, durante l’ultima edizione di Superdesign Show 2019, allineato, in alcune installazioni, con quanto ha messo in scena il teamLab Borderless Museum. A cominciare dalla altissima, sottile torre progettata da Matteo Thun per 3M Design: un esterno in legno naturale con la sommità riflettente che si confondeva col cielo, un interno immersivo con un caleidoscopico volo di farfalle luminose ritagliate in una pellicola cangiante. Per ritrovarsi poi in un altro grande spazio circondati da musica e luci che danzavano al ritmo di una ballerina e quattro totem-robot, uno spettacolo di grande impatto proposto da Lexus con il collettivo Rhizomatiks, come le palle di luce che, in mano, comandavano altri raggi luminosi. O, in una nuova sala, le proiezioni in 3D di Dassault Systèmes con lo studio di architettura Morphosis, che trasformavano algoritmi e calcoli matematici di ricerche avanzatissime in segni luminosi affascinanti come quadri. Per finire con la mostra itinerante delle sculture di Flavio Lucchini, smaterializzate dalla tecnologia tutta italiana di Sense - immaterial Reality, da vedere, fotografare e condividere, più vere del vero, attraverso il proprio smartphone. Altre esperienze multisensoriali ad alta tecnologia erano in altri punti di Milano, durante la Design Week, confermando il ruolo trainante della sempre più luminosa capitale del design. GISELLA BORIOLI CEO - founder Superstudio Group and Superdesign Show