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Da un racconto di Melville, l ' autore di Moby Dick di Empio Malara
courtesy Soprintendenza di Pompei
¶ EPIFANIE DI LUCE

La luce invita al viaggio

Da un racconto di Melville, l ' autore di Moby Dick di Empio Malara

Pochi anni dopo la pubblicazione di Moby Dick( 1851), il romanzo considerato uno dei capolavori di tutti i tempi, Herman Melville scrive un racconto autobiografico La Veranda, nel quale idealmente riassume l’ ultimo dei suoi viaggi prima di ottenere il modesto posto di impiegato alla dogana di New York. Nel racconto Melville – l’ io narrante – è invitato a mettersi in viaggio da un segnale luminoso, una luce contemplata dalla sua veranda, precisamente“ Un unico punto luminoso attorno al quale – nota l’ autore – tutto era ombra”. La luce osservata da Melville esercita su di lui un irresistibile richiamo, lo stimola a mettersi in cammino per raggiungere le alte pendici del monte Greylock, di fronte alla sua veranda, eil richiamo della luce vale più del canto delle sirene di Omero. Con grande anticipo sui tempi, Melville annuncia, nel suo breve racconto, il potere attrattivo della luce, la funzione innovativa di invogliare il viaggiatore all’ avventura, di invitarlo alla scoperta dei luoghi, così come oggi l’ illuminazione delle architetture di Pompei invitano a visitare, anche di notte, i resti della città romana sepolta sotto le ceneri del Vesuvio, molti secoli fa. Per di più Melville crede nella seduzione della luce, nel fascino che emana un punto luminoso, una candela o una scintilla dorata.“ Ci saranno delle fate lì”, intorno alla luce, pensa l’ autore e aggiunge, grazie alla sua fantasia, vi deve essere“ un qualche circolo incantato dove danzano le fate” e, sollecitato dalla luce, vorrebbe essere lì.“ E poi via, al paese delle fate” per incontrare la luce. E sebbene non sapesse come arrivarci, Melville non si arrende“ occorreva mettersi comunque in viaggio, con fede”. Oltre che dalla luce Melville è stimolato dalla cultura letteraria. A spingerlo verso le alture sono anche le vicende di Titania una delle protagoniste del Sogno di una notte di mezza estate. Ed è al mattino, al canto delle allodole di Romeo e Giulietta che l’ autore decide di partire alla scoperta della luce. Ai riferimenti notturni e mattutini, estrapolati dall’ inesauribile fonte shakespeariana, accanto ad essi, Melville usa anche fonti bibliche per introdurre l’ enigma dei punti di vista. Quando Melville raggiunge la fonte di luce che lo aveva irresistibilmente attratto e incontra Marianna, immediatamente avverte invidia per lei che può vedere, da un punto di vista opposto al suo, la sua veranda. Non è come lo specchio che accresce o diminuisce il valore dei paesaggi, le due vedute non sono uguali, vivono per l’ osservatore, l’ una anche senza l’ altra. Introducendo la simmetria delle vedute Melville raddoppia l’ interesse del viaggiatore verso i paesaggi, verso la luce che li mostra. Tuttavia quando l’ autore scopre che la sua fonte di luce è rappresentata dalla triste e solitaria Marianna, deluso per non avere trovato il radioso paese delle fate, anziché rivelare a Marianna che è lui il proprietario della veranda, della fonte di luce che a sua volta aveva rapita Marianna, al termine del racconto Melville tralascia la fantasia e alla luce dei fatti, suggerisce al viaggiatore di scegliere per se stesso il punto di vista, la fonte di luce da cui essere attratto prima di mettersi in viaggio, nel cammino della vita, per non essere ossessionato da altre storie“ reali” come quella da lui raccontata della sua veranda.

2 – continua. Per“ Epifanie di Luce” è uscito finora su LUCE il racconto di Empio Malara“ Alessandro Manzoni, artefice della luce”( n. 317, settembre 2016)
EPIPHANIES OF LIGHT / LUCE 321 23