Libretto venezia PRP Venezia 2a edizione | Page 45

scomparire del tutto, in particolare dalle zone di collina più asciutte e soleggiate, potendo ivi fornire una materia molto apprezzata anche nei tagli con altri vini» 40) . Dall’uva si ottiene un vino di colore giallo paglierino con riflessi verdognoli, provvisto di buona vinosità, un po’ vivo di acidità, nel complesso apprezzato come vino comune da pasto. Il profumo è delicato e il sapore dolce e fresco. È molto gradevole sulla frutta; va servito fresco. Alcool: 9-10°. Malvasia bianca istriana: come già s’è detto, col nome di Malvasia si indicano moltissimi vitigni – spesso nemmeno parenti fra loro, perché con uve ora bianche, ora nere o rosa, aromatiche o di sapore semplice ecc. – diffusi in tutta la Peni- sola, come risulta dall’opera De naturali vinorum Historia (1596) del medico Andrea Bacci, il quale ripetutamente nomi- na vini fatti con uva di Malvasia in varie parti d’Italia: dalle Marche all’Umbria alla Toscana. A proposito di quest’uva, lo stesso Autore afferma che, ai tempi della Serenissima, gli abitanti di Corfù e di Candia pro- ducevano la vera Malvasia con uve scelte delle quali si pren- devano grandissima cura; ne filtravano il primo mosto puris- simo e, dopo averlo travasato in piccole botticelle, lo davano ai governatori veneti e ai dignitari della Repubblica, i quali lo distribuivano a loro piacimento, mandandone gran parte ai Senatori più illustri 41) . La Malvasia che qui viene descritta – coltivata da tempo nell’Istria e nella Venezia Giulia e detta perciò anche “friulana” o “Weiss” (bianca) – non deve venir confusa con la M. toscana AA. VV., Principali vitigni da vino coltivati in Italia, vol. I, Roma 1960, p. VII. 40) Cfr. Bacci A., Storia naturale dei vini: dei vini d’Italia e dei conviti degli antichi in sette libri: con l’aggiunta di notizie sui vini artificiali e sulle cervo- gie, sui vini del Reno, della Gallia…, vol. VII, Torino 1990, p. 6. 41) 44