La Proprietà Edilizia - Febbraio 2020 ARPE2 | Page 12

Immobili: cala il prezzo dell’usato Roberto Rosseti N onostante gli articoli ottimistici del Sole 24ore, e malgrado Nomisma annunci con soddisfazione che, dopo dieci anni negativi, il prezzo delle abitazioni è tornato a crescere anche se di poco, +0,2 % rispetto al -0,8% dell’anno precedente, un più attento e severo controllo dei dati dimostra che tutto ciò è legato solo ed esclusivamen- te alla vendita delle case nuove ed esclusivamente in alcune zone del Paese dove la crisi economica si è fatta sentire di meno. Stando invece a un report della Commissione Europea, diffuso lo scorso 7 ottobre, il mercato del mattone in Italia è ancora in crisi, caso unico nell’intero vecchio continente. Secondo i dati contenuti nel database di Euro- stat, l’Italia è l’unica nazione che, su base annua, è in costante calo dal 2014, con l’eccezione del 2016. Nell’ultimo anno, se il prezzo delle case nuove ha un lievissimo incremento, questo è a tutto a vantaggio delle imprese: il mercato dell’usato ha continuato la sua corsa verso la flessione. Bisogna osservare che vi è una differenza di costo sempre più marcata fra le abitazioni nel Nord del Paese e quelle situate al Cen- tro, al Sud e nelle Isole. Se poi osserviamo le grandi città, è Napoli che de- tiene il record negativo dei prezzi con un -8,5% che preoccupa. Subito dopo si attestano Bari, Genova, Roma e Torino mentre il segno positivo si riscontra solo a Firenze, Bologna e Milano. Stessa situazione, anzi ancora più accentuata, per quello che riguarda le città più piccole, con Asti che arriva a toccare il -11,5, Agrigento a -9,3 e Terni a -9,1. Segni positivi per Verona e Pordenone. Per quanto riguarda le pro- vince mantiene il record assoluto di negatività Asti con -9, seguita da Savona con -7,6 e Bergamo con -7,4. Come si possa esprimere ottimismo, è veramen- te incomprensibile. La dimostrazione che nulla hanno fatto i governi che si sono succeduti alla guida del Paese negli ultimi anni e che un’inversione di tendenza è tutt’altro che vicina si trova in un articolo uscito recentemente su 12 | la PROPRIETÀ edilizia • Febbraio 2020 Il Fatto Quotidiano. È posto in evidenza come, di qui ai prossimi cinque anni, saranno molto più di un milione e mezzo gli immobili aggiudicati tramite aste giudiziarie perché, grazie alla crisi economica che continua ad attanagliare le famiglie, queste non rie- scono a far fronte alle rate dei mutui sottoscritti con le banche. E il valore degli appartamenti entrati e che entreranno in questo particolare mercato è diminuito di oltre il 55 per cento. La responsabilità è attribuita alla sciagurata legge voluta dall’allora premier, Mat- teo Renzi, nel 2015 avente come scopo diminuire i tempi di aggiudicazione tramite aste e facilitare il re- cupero crediti per le banche. Il risultato è stato esattamente l’opposto. Il prezzo non solo è calato ma su quello che si riesce a recu- perare occorre calcolare u 30 % di spese legate alla mediazione, alla consulenza e ai periti. Non solo, ma in questo modo non si riescono neanche a saldare i debiti accumulati con le banche che continuano a esi- gere quanto non recuperato. Oltre tre quarti delle abitazioni aggiudicate tramite aste giudiziarie ha, infatti, un valore che non supera i 115.000 euro. Giovanni Pastore, uno dei responsabili dell’associazione Favor debitoris, che tenta di aiutare le famiglie in difficoltà, non ha esitato ad affermare che «il debitore è come il maiale per i contadini, non si butta via niente. E poi quel debito residuo viene a sua volta venduto, con una valutazione di circa l’uno per cento del valore nominale, alle società di recu- pero credito, specializzate nello spolpare anche le ossa». Il risultato è che su questo mercato particolare si sono lanciate società di copertura della malavita orga- nizzata in Italia tanto è vero che, recentemente, sono state numerose le indagini che hanno portato a rileva- re possessi immobiliari incredibili per famiglie legate alla mafia: ndrangheta, camorra e sacra corona unita. È quanto FEDERPROPRIETÀ ha già denunciato, proprio su questa rivista, ormai da più di un anno. Ora se ne accorge anche la cosiddetta grande stampa.