La Proprietà Edilizia - dicembre/gennaio 2020 ARPE12 | Page 20

I crack bancari costano 20 miliardi agli italiani Sergio Menicucci I n ansia oltre un milione di risparmiatori, correntisti e obbligazionisti, dal Veneto alla Liguria, dalla To- scana alla Puglia. Per il salvataggio delle banche dai crediti deteriorati lo Stato ha sborsato negli ultimi tre anni circa venti miliardi di euro di soldi pubblici. L’ultimo crack bancario si chiama Popolare di Bari, un istituto fondato nel 1960 da Luigi Jacobini e guidato dal figlio Marco fino al 30 luglio scorso. Prestiti facili, irregolari, sono la causa prima del- la crisi dell’istituto di credito che negli ultimi quattro anni ha perso circa 800 milioni, nonostante due au- menti di capitale. Ci sono circa 100 mila clienti, settantamila azioni- sti che hanno pagato le azioni fino a 9,53 euro l’una e 3.200 dipendenti. Non una “banchetta qualsiasi” ma un istituto di credito strutturato con circa 360 sportelli. Sulle cause e le conseguenze di quello che l’eco- nomista Carlo Cottarelli chiama «tracollo annunciato dalla cattiva gestione» si moltiplicano gli interrogati- vi. Non si conosce l’esatto stato dei conti correnti tan- to che il presidente della Consob Paolo Savona ha in- viato una segnalazione alla Procura della Repubblica. Sono diventate così sette le indagini della Procura di Bari sulla gestione, il cui consiglio di amministra- zione è stato commissariato dalla Banca d’Italia, alla quale è stato anche chiesto dal premier Giuseppe Con- te di aprire un’azione di responsabilità nei confronti dei passati vertici. Palazzo Chigi di fronte alla falla ha preso una deci- sione ambigua su chi dove mettere i soldi per coprire le perdite. L’istituto è privato e quindi potrebbero scat- tare le norme sul divieto di aiuti di Stato, anche se sul terreno europeo c’è il caso della disastrata banca tede- sca di Hannover, Norddeutsche Landesbank (NORD/ LB), il cui salvataggio è stato ottenuto con i soldi pub- blici dei Länder della Sassonia con l’approvazione di Bruxelles. Sono così riesplose le polemiche sulla logica dei due pesi e due misure a vantaggio di Berlino. Palazzo Chigi ha quindi varato per decreto uno schema che prevede un intervento misto di risorse pubbliche (900 milioni) attraverso il Mediocredito centrale, una so- cietà per azioni di proprietà di Invitalia del Ministero 20 | la PROPRIETÀ edilizia • Dicembre 2019/Gennaio 2020 del Tesoro e risorse private attraverso il Fondo Inter- bancario di tutela dei depositi (FITD). L’obiettivo dopo il salvataggio, chiamato «misure urgenti per il sostegno al sistema creditizio del Mez- zogiorno», è quello di realizzare una banca d’investi- menti, la sospirata Banca del Sud, tutta d’incerta na- vigazione. Il caso di Bari ripresenta le preoccupazioni dei clienti delle banche che hanno visto, in questo 2019, a rischio i risparmi di una vita. A fine novembre 2015 furono poste in risoluzione (con perdite per azionisti e obbligazionisti) e in se- guito vendute a 1 euro, Banca Etruria, Banca Marche, Casse di risparmio di Ferrara e Chieti. A fine 2016, a seguito del fallimento dell’aumento di capitale del Monte dei Paschi di Siena, dopo anni di sofferenze, il Tesoro istituisce un fondo da venti miliardi al quale attinge l’anno successivo per entrare nella banca: con circa 8,1 miliardi nell’ambito della ricapitalizzazione precauzionale il Mef detiene ades- so il 68% del pacchetto azionario. Nel 2017 Banca Popolare di Vicenza e Banca Ve- neta sono messe in liquidazione coatta a causa del ri- schio dissesto segnalato dalla Bce. Con l’intervento finanziario dello Stato, circa cinque miliardi, i due istituti di credito, nei cui confronti sono aperte nume- rose indagini giudiziarie, sono passati, per 1 euro, a Intesa Sanpaolo. Sono seguite poi le crisi delle Casse di risparmio di Rimini, Cesena, San Miniato e della Banca del Fu- cino. E per finire, a gennaio 2019 la Bce ha nominato i commissari straordinari per la Carige di Genova, con lo Stato che ha stanziato tre miliardi di euro come garanzia sulle nuove obbligazioni dell’istituto geno- vese. La morale è che in Italia il totale dei crediti diffi- cilmente esigibili è troppo elevato, che i rischi per i risparmiatori sono aumentati dopo il varo nel 2016 del meccanismo europeo del “bail-In”, che le tutele sono deboli e che l’accesso al credito nel Mezzogior- no è più difficile e a tassi più alti in media di oltre un punto e mezzo rispetto al resto del Paese.