La Proprietà Edilizia - Aprile/Maggio 2020 ARPE4-5 | Page 50

COSTUME Ripartenza Maria Giulia Stagni S i può ben dire già adesso che non è andato tutto bene. Per niente. Appare ormai evidente che gli arcobaleni affissi sui balconi e sciorinati in tut- te le salse su internet e accompagnati al noto slogan che doveva esorcizzare la paura della gente non hanno portato una gran fortuna: nulla hanno potuto contro la forza distruttiva di questo evento mastodon- tico e inaspettato, il virus misterioso venuto da Oriente. Niente è andato bene, non solo perché sono morte quasi ventiseimila persone, ma anche perché, a causa della sospensione di larga parte delle attività economi- che che perdura ormai da due mesi, c’è già gente che non ha i soldi per mangiare. E purtroppo sempre di più ce ne sarà in futuro. Prima o poi il Paese dovrà ripartire, fare i conti con tutta questa devastazione umana ed economica ed è allora che si dovrà dire, senza cuoricini, senza arco- baleni e senza retorica, ma con convinzione e deter- minazione che andrà tutto bene, che dalle macerie po- trà nascere una nuova Ita- lia. Sarà un compito arduo, un percorso di sofferenza e sacrifici e si può dire con certezza ormai che nessu- no da fuori ci aiuterà, non di sicuro l’Europa che non ha nulla di meglio da proporre che aumentare ulterior- mente il nostro debito così da tenerci in uno stato di depressione economica perenne. In un momento in cui ci siamo trovati ad essere vul- nerabili di fronte al mondo i pregiudizi verso gli italiani sono riemersi (perché in fondo mai estinti) in tutta la loro meschinità: infami, mafiosi, cicale scialacquatrici. Ritroviamo il nostro orgoglio, l’orgoglio di essere ita- liani, con piena consapevolezza: non siamo perfetti e di errori ne abbiamo commessi, la nostra decadenza economica (quella precedente al virus) è anche colpa nostra e non solo dell’Europa. E allora si riparta dall’arte, che va valorizzata come mai prima: e se è vero che per qualche tempo a emer- genza finita i turisti stranieri si terranno lontani, si in- voglino i nostri concittadini a frequentare i musei, le pinacoteche, le mostre, le gallerie, i siti archeologici. Si accompagnino lì i giovani, le scolaresche, affinché sin da piccoli si rendano conto dell’influenza che l’Italia ha avuto e che ha sull’arte nel mondo. Si faccia in modo che persone qualificate glielo spieghino bene e li fac- ciano appassionare, non limitandosi a farli guardare: i 50 | la PROPRIETÀ edilizia • Aprile/Maggio 2020 ragazzi e i bambini si distraggono assai facilmente, ma si entusiasmano come nessuno se colpiti al cuore. Bisogna ricordare inoltre che l’arte non è solo qual- cosa che appartiene al passato, ma c’è chi fa tuttora, coraggiosamente, arte: queste persone non vanno di- menticate. Esse, particolarmente vulnerabili di fronte alle crisi e alle emergenze, vanno tutelate. Perché l’arte porta prestigio e quindi ricchezza, veicola le emozioni, che non hanno limiti fisici e temporali e che abbattono i confini senza bisogno di documenti: si dia importanza alle accademie, ai conservatorii, le scuole di cinema: che producano bravi artisti, che facciano arte fatta bene. Quel fatto bene che è così ben rappresentato dal- le opere dei nostri grandi del passato. Il fare bene che deve diventare il marchio di fabbri- ca dell’Italia: le aziende devono ripartire facendo bene, producendo beni innovativi, che funzionino e che du- rino. Si riparta dalla scuola, e questo a prescindere dal virus e le sue implicazioni: andava già fatto prima. Che essa per prima renda consapevoli i ragazzi che sono protagonisti di una ricostruzione, parte integrante di essa: non li si faccia sentire dei futuri disoccupati, nati già indebitati e perdenti a prescindere, li si faccia sen- tire parte attiva e determi- nante di un periodo storico importantissimo e difficile, si responsabilizzino nel senso più alto: la rinascita dipende anche e soprattut- to dal loro impegno e dal loro talento (che è in cia- scuno). Si rendano conto che sono protagonisti della storia di una comunità, che essi stessi la stanno scrivendo. Proprio adesso. Un con- cetto che può far sì che la tendenza innata e fisiologica dei ragazzi a cercare un ideale forte in cui riconoscersi e identificarsi sia veicolata in un grande ideale di rico- struzione. Si dirà che tutto ciò necessita di uno spirito di co- esione che cozza con l’individualismo tipicamente ita- liano, che decenni di svalutazione del sentimento pa- triottico hanno amplificato, e quindi deve passare con chiarezza il concetto che la posta in gioco è altissima: si sta decidendo ora, proprio ora, se vogliamo essere schiavi o persone libere, se vogliamo restare nella terra dei nostri padri o essere costretti a fuggire, se vogliamo essere centro o periferia del mondo, con tutto ciò che ne consegue. Si dirà che, in un momento in cui la gente non ha il pane, tutto quanto elencato è utopistico e irrealizzabile per la mancanza di denaro. Per questo l’unica via per- corribile è che la classe politica attui ora scelte radicali e coraggiose, che facciano sì che l’Italia e il suo popolo siano finalmente liberi di riprendere in mano le redini del proprio destino.