La Proprietà Edilizia - Aprile/Maggio 2020 ARPE4-5 | Page 4
Editoriale
Tutti a casa, per ripartire
T
di Massimo Anderson
Presidente Nazionale di FEDERPROPRIETÀ
utti a casa. È stato un duro sacrificio per mi-
lioni di italiani, tra privazioni, sofferenze e
dolore per gli oltre 190 mila contagiati e i
quasi 26 mila morti in conseguenza del co-
ronavirus. Una dura realtà con negozi chiusi attività
produttive ridotte all’essenziale, trasporti e sposta-
menti limitati. Una delle prove più pesanti della sto-
ria italiana, con divergenze di opinione sulle misure
da adottare per combattere il subdolo male del co-
ronavirus.
Una pandemia che ha cambiato il modo di vivere
delle famiglie, dei ragazzi e delle ragazze che non
sono potuti andare a scuola, dei lavoratori che hanno
trovato le fabbriche chiuse.
Un disastro sanitario con incertezze e ritardi so-
prattutto nella prima fase in cui l’epidemia è stata
sottovalutata e un disastro economico con il blocco
quasi totale dell’attività turistico-alberghiera, con
il fermo della produzione di tante piccole e medie
aziende, delle attività commerciali, con il crollo dei
fatturati a causa della mancanza di acquisti.
Il coinvolgimento dei più grandi Paesi del mondo
(dalla Cina alla Corea, dagli Stati Uniti alla Spagna,
dalla Gran Bretagna alla Germania e Olanda) ha
provocato un generale blocco delle attività produtti-
ve, degli scambi commerciali, il tonfo delle Borse,
la paralisi dei voli aerei.
Milioni di persone (secondo alcuni calcoli
dell’Onu oltre un miliardo) in allarme per la salute e
per il lavoro. Alcuni economisti dell’OIL di Ginevra
hanno ipotizzato come conseguenza della disastrosa
paralisi circa 25 milioni di disoccupati se, nel giro di
un anno, non venisse bloccata la pandemia e venisse
riavviata la piena ripresa delle attività.
In questo contesto ha sottolineato Draghi: “Sia-
mo in guerra, reagiamo insieme” ... “ma bisogna
proteggere la popolazione dalla perdita dei posti di
lavoro e difendere la capacità produttiva con imme-
diati sostegni di liquidità”. Il bilancio delle perdite
economiche si farà non prima della fine dell’anno.
La soluzione “tutti a casa”, consigliata dai vertici
della sanità e dagli ospedali e laboratori specializza-
ti e fatta propria dal governo italiano dopo un lungo
periodo di sbandamento e incertezza, ha prodotto un
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primo cambiamento del modo di vita dei cittadini e
del sistema economico.
Il sociologo De Rita in un’intervista alla “Re-
pubblica” puntualizza: “Negli italiani vedo una
stanchezza che arriva da lontano. Ha contribuito
anche l’élite al potere che li ha quasi invitati a non
correre troppo”.
C’è paura, ansia e angoscia nella “società dei
consumi e dell’effimero”, gli italiani si chiedono
come sia stato possibile che il mondo della tecnica
e della cibernetica, che ha varcato la sfera terrestre,
alla ricerca di nuovi mondi sia entrato in una pro-
fonda crisi etica, economica e sociale a seguito di
una “influenza” chiamata “coronavirus”?
Il mondo economico e finanziario travolto, nelle
grandi megalopoli, di babeliana memoria, si muore
con conseguenze più nefaste di altre pandemie.
La dimostrazione più tragica ed evidente l’alto
numero dei morti ed infetti di medici, infermieri
e sacerdoti in prima linea nelle strutture sanitarie
insufficienti di posti letto di terapia intensiva e di
strumenti adeguati a contenere l’espansione dell’e-
pidemia. Struggente la fila di camion militari che
portavano via le bare dei morti da Bergamo per altre
città.
Il bilancio delle perdite economiche si farà non
prima della fine dell’anno. Tutti gli Stati sono corsi
a stanziare miliardi ma con le solite divisioni tra i
27 paesi dell’Ue e il balletto degli egoismi tra mem-
bri che da sempre hanno sposato la teoria del rigore
e paesi come Italia, Spagna, Francia intenzionati a
superare i paletti dei conti pubblici nella convinzio-
ne che l’attuale fase non è uguale a nessun’altra e
che quindi servono iniziative e misure innovative
di tutte le istituzioni europee. Per far ripartire l’e-
conomia e salvare vite umane la priorità assoluta
continua ad essere quella di fermare il contagio, ma
soprattutto quello di poter investire miliardi per le
grandi opere offrendo certezze all’industria ed al la-
voro italiano ed Europeo. Ma così non è se su “La
Repubblica” del 10/4 l’editorialista afferma: “Nella
serata in cui l’Eurogruppo approda a un modesto
compromesso, si può misurare quanto sia limitata
la capacità dell’Italia di essere ascoltata sul piano