La Pesca Mosca e Spinning February-March 2020 | Page 6
fish facts
a cura di Marco Sammicheli
nella Politica Comune della Pesca
SPECIE ICONICHE
Gli organismi sovranazionali che si occupano specificamente di pesca nel
Mediterraneo sono la Commissione Generale per la pesca nel Mediterra-
neo (CGPM, in inglese l’acronimo è GFCM), che rappresenta tutti gli stati
costieri (UE ed extra-UE), e la Direzione Generale per gli Affari Marittimi
e pesca della Unione Europea (DGMARE), che rappresenta gli stati costie-
ri facenti parte dell’Unione. A queste istituzioni si aggiunge un organo
consultivo, il MEDAC, in cui sono rappresentati tutti i portatori di interes-
se del bacino Mediterraneo UE. Compito del MEDAC è portare alle istitu-
zioni la voce degli stakeholder e i loro suggerimenti. Contrariamente alle
istituzioni, il MEDAC non ha alcun potere legislativo, ma i suoi pareri ven-
gono talvolta tenuti in considerazione nella stesura di norme e regola-
menti. La politica della pesca della UE è regolata dalla cosiddetta Politica
Comune della Pesca che, nella versione attuale (che sarà presto rivista),
considera la pesca ricreativa solo in rapporto a quella commerciale, come
concorrente per la fruizione delle risorse. La pesca ricreativa viene quindi
considerata solo quando abbia un impatto significativo sulle risorse, cosa
che deve eventualmente essere accertata con ricerche appropriate riferi-
te a determinate risorse ittiche in determinate zone. L’interesse eviden-
temente è solo di tipo commerciale, ovvero si considera un eventuale im-
patto ricreativo non nei confronti della popolazione ittica di una determi-
nata specie, ma nei confronti della pesca commerciale di quella specie. Di
fatto ad oggi non esistono dati su nessuna delle specie costiere di mag-
giore importanza per la pesca ricreativa e la previsione di introduzione di
un regime di controlli sulla pesca ricreativa nel Mediterraneo è per ades-
so limitata ad una sola specie (l’Occhione, Pagellus bogaraveo) in una so-
la zona di riferimento (il mare tra la Spagna meridionale e il Marocco). Pa-
radossalmente, dovremmo sperare che venga accertato un impatto signi-
ficativo della pesca ricreativa perché si possa sperare di parlare di gestio-
ne delle diverse specie considerando tutti i tipi di fruizione.
La buona notizia è che, finalmente, sia la CGPM che la DGMARE (e conse-
guentemente il MEDAC) stanno iniziando a occuparsi dell’argomento a
partire dall’individuazione di una lista di specie ittiche ‘iconiche’ per la pe-
sca ricreativa nel Mediterraneo e considerando il problema delle taglie mi-
nime, che nei mari italiani per molte specie continuano a essere forte-
mente inferiori a quelle di maturità riproduttiva, mentre per altre manca-
no completamente, permettendo ad esempio di trattenere e commerciare
ricciole e dentici rispettando una tragicomica misura legale di soli 7 cm.
sulla crisi del settore
PESCA IN STALLO
ADERISCI AD APR
La Comunicazione obbligatoria per la pesca ricreativa in mare festeggia
nove anni di vita e di assoluta inutilità e tutto lascia prevedere che po-
tremo festeggiare le due cifre del decennale. Ormai parlarne è diventa-
4 •
MOSCA e SPINNING
g
tiva.or
aricrea
c
s
e
.p
www
to ripetizione di argomenti che le sedi amministrative conoscono bene e
dei quali possono tranquillamente disinteressarsi. Nel dicembre 2018 il
Ministero ha provveduto con inusuale tempestività ad emettere un de-
creto di proroga a tutto il 2019. Di sicuro avremo un proroga anche per
il 2020 nonostante a inizio gennaio non se ne sappia ancora niente.
Non c’è certo da preoccuparsi visto che negli anni scorsi ci sono stati
lunghi periodi di incertezza e che l’obbligatorietà della Comunicazione è
più formale che sostanziale e che lo stesso Ministero ha a suo tempo
provveduto a precisare che nei periodi di vacanza normativa non sono
previste sanzioni.
Se l’unica cosa interessante della Comunicazione era la previsione di
raccolta dati come base per una serie di ricerche scientifiche funzionali
alle politiche di gestione, ormai tutti sanno che i dati raccolti con il si-
stema di registrazione ministeriale sono inattendibili e utili solo a poter
citare dei numeri da una fonte istituzionale. Quello della proroga di vali-
dità della Comunicazione obbligatoria per la pesca ricreativa in mare è il
caso di maggiore attualità a inizio 2020 e possiamo considerarlo emble-
matico del fatto che tutta la materia della pesca ricreativa sia in mare
che in acque interne è e resta in pieno stallo. Le poche iniziative sia isti-
tuzionali che associative sono sempre marginali rispetto al cuore dei
problemi. Si guarda al lento e faticoso sviluppo degli indirizzi europei e
ci si chiede quale novità nel panorama del comparto potrebbe riuscire a
smuovere le istituzioni nazionali visto che tutte le rappresentanze del
settore ricreativo non riescono a raggiungere il carico utile per farlo.
La scarsità di notizie forse tranquillizza la pancia del settore ricreativo,
che naturalmente teme di perdere ancora spazi in un contesto già in
grave crisi, ma dovrebbe anche preoccuparla, dal momento che la situa-
zione di crisi attuale non è affatto statica ma continua inesorabilmente
a peggiorare per la persistenza delle stesse cause che l’hanno fino ad
oggi alimentata. Certamente la cultura della pesca ricreativa sta evol-
vendo positivamente con i cambi generazionali, ma ciò non toglie che
tutti i maggiori elementi problematici restino al loro posto, talvolta al-
largandosi. È il caso dell’emergenza bracconaggio, unica che è riuscita a
mobilitare il settore e le istituzioni sui contesti di maggiore spicco,
quelli dove la pesca illegale è davvero arrivata al livello delle organiz-
zazioni malavitose. Non altrettanto per il fenomeno diffuso che ci re-
stituisce una chiara immagine di quanto la crisi del settore sia dovuta
non solo alle cause esterne, ma anche e soprattutto a quelle interne, di
cui peraltro mancano riscontri misurabili. Lo si vede chiaramente pen-
sando a quale sia mediamente il livello di rispetto dei regolamenti più
semplici e significativi, primo tra tutti quello del limite di carniere. E
tutti sanno quanto per la pesca in mare sia diffusa la pratica di com-
mercio illegale delle catture ricreative, tanto quelle del «quando capi-
ta», quanto quelle di chi semplicemente pesca per commercio senza
avere una licenza di pesca commerciale e ovviamente al nero. La peg-
giore sconfitta per il settore in questa situazione sarebbe aspettare
passivamente che siano i cambi generazionali a risolvere i problemi.
Purtroppo capita di constatare come varie componenti del settore va-
dano oltre, rallentando e ostacolando attivamente l’evoluzione del set-
tore per conservare pratiche, mercati e concezioni che sono pienamen-
te integrati alle cause di crisi.
• 2/2016
in omaggio un’esca Mommotti 180 di Seaspin