La Pesca Mosca e Spinning April-May 2020 | страница 13

buca (pure l’ondina provocata)... e stare, quanto possibile, nascosti dalla vegetazio- ne e sperare che le trotelle ‘sentinella’ sia- no disattente. I CERCHI PIÙ INTERESSANTI Diamond e vado a farmi un giro… così men- tre il mare infrange sugli scogli, o il fiume scende in una cascata scelgo di non dire nulla... e per una volta ascolto quello che mi circonda... se solo ne avessi l’opportunità, abbraccerei mio padre... Scelta dei chiodi per gli scarponi Cormorani 2020 a cura di Ciapipoc Cava Cabassi, Milano Baggio. La locale associazione pescatori in inverno immette trote pronto pesca nella cava per far divertire un po’ i soci... Negli anni scorsi immettevano iridee tra i 3 e i 6 etti... ed era come mettere del mangime ai cormorani che si presentavano a decine. Nel giro di una o due mattine massimo tre sparivano tutte le trote e altro... Ora si era pensato di mettere poche trote ma relativamente grosse tra il chilo e i 3 kg. Di cormorani ne sono arrivati meno, ma i danni li hanno fatti ugualmente. a cura di Antonio Napolitano (FlyAenne) Dopo tante prove fatte in centinaia di uscite di pesca, credo di aver finalmente trovato i chiodi definitivi. Li sto utilizzando da un circa due anni e montati su diversi modelli di scar- poni; li trovo ottimi per durata (ne ho perso solo uno) e per l’ottimo grip. Mi trovo benissi- mo e non tornerò (per ora) ai classici chiodi offerti dai produttori/distributori di scarponi. Fughe in solitaria a cura di Gino Stanghellini (XX-FLY) Quante parole e quante domande mi sono rimaste dentro... così... c’è un perché nelle mie fughe in solitaria. Quando fuori piove e i lampi squarciano il cielo, fisso un appunta- mento con la canzone Shine On You Crazy Colle UV a cura di Angelo Piller (Angelo) Le colle UV, che fino a pochi anni fa quasi non rientravano nel kit del moderno co- struttore di mosche, sono ormai diventate popolarissime, tanto che in fatto di marche proposte c’è solo l’imbarazzo della scelta.Se ne trovano infinite qualità diverse, dalle più liquide, alle più dense, colorate e addirittura fluorescenti/glow in the dark! Peraltro ven- gono usate un po’ su tanti tipi diversi di ar- tificiali. Ovviamente il maggiore utilizzo ri- guarda il mondo degli streamer, ma anche il tying delle ninfe è stato stravolto dall’av- vento di queste resine. segue da p. 4 re il pesce, il che ovviamente elimina qualsiasi idea di rispetto dei limiti di carniere. Proprio questo fenomeno rende ancora più facile per i pe- scatori commerciali indicare la pesca ricreativa in generale come un pe- ricoloso concorrente e fonte importante di pesca illegale. La pesca ricreativa può quindi diventare un obiettivo prioritario nella lotta della pesca commerciale per ridurre la crisi di comparto, un avver- sario pregiudiziale che come tale è da ostacolare a priori nelle sue ri- chieste. Dal momento che la pesca ricreativa non è mai stata studiata adeguatamente è facile poterla usare in questo modo e viceversa la stessa pesca ricreativa non ha riferimenti solidi per controbattere e le sue istanze restano nell’ambito delle posizioni di parte, prive oltretutto del peso di un coeso comparto economico ed occupazionale. La pesca commerciale fatica terribilmente a ragionare con parametri di- versi dai suoi, solo recentemente inizia a pensare che la pesca ricreativa voglia altro che non sottrarre più risorse possibile e massimizzare il pre- lievo di risorse per ricavarne un profitto, ed è per questo che perfino nel mondo della pesca commerciale si sta diffondendo il refrain «non ab- biamo nulla contro i pescatori davvero ricreativi». Quello che ancora ri- sulta difficile, non da capire ma da accettare, è che la pesca ricreativa costruisce un profitto economico in maniera diametralmente opposta. Dall’altro lato della barricata, il nostro, è invece opinione comune che il sovrasfruttamento commerciale sia la principale causa della crisi delle risorse costiere e di conseguenza del danno, non solo economico, subito dalla pesca ricreativa. Il settore ricreativo tende quindi ad aderire a questa polarizzazione assumendo a sua volta posizioni pregiudiziali per certi versi simili a quelli della pesca commerciale, difendendo a priori i propri spazi anche dove è evidente che occorre un rinnovamento e una revisione normativa per superare la crisi che la riguarda. L’unica strada per iniziare a risolvere la contraddizione resta la conoscenza autorevole che si ottiene con ricerche scientifiche appropriate ovvero non organiz- zate sugli standard propri della pesca commerciale. Oltre alla pesca commerciale, anche quella ricreativa da una parte invoca la scienza e spera in un forte impegno di ricerca e dall’altra li teme. I commerciali in- vocano una maggiore e più chiara regolamentazione della pesca ricrea- tiva ma temono che la cosa possa rivolgersi a loro danno con misure che la valorizzino. I ricreativi sperano di vedere riconosciuti i loro valori ma temono restrizioni tecniche. Le restrizioni utili a contrastare la pesca illegale, a contribuire al mante- nimento o al recupero della pescosità, a rendere misure e carnieri soste- nibili e ragionevoli per il consumo diretto, dovrebbero essere condivise e supportate da tutta la pesca ricreativa, ma per molti sono invece con- troproducenti rispetto alla difesa a priori degli spazi attuali. Umori che non spostano la necessità di avere dati autorevoli a sostegno delle mi- sure di gestione, anche per sottrarre la stessa gestione a poteri politici e di lobby e in questo senso si può capire il nervosismo della pesca com- merciale, meno quello della pesca ricreativa che alla fine ha tutto da guadagnarne. Ce lo ripetiamo da talmente tanto tempo che viene spon- taneo esitare nel dare notizia di qualche novità positiva. Dieci anni fa spopolava lo slogan «Contiamoci per contare» e abbiamo visto cosa se ne è fatto e a cosa è servito. Adesso la crepa nel muro è nettamente meno evidente, ma forse proprio per questo potrebbe riguardare il muro portante invece del solo intonaco. Nelle sedi più importanti di indirizzo della gestione a livello europeo e mediterraneo la pesca ricreativa in mare è da poco diventata un argo- mento di primo piano, con l’inizio di una serie di iniziative destinate a fornire dati consistenti che permettano una gestione informata. Ci sono già ricercatori che effettuano rilevazioni mirate sulla pesca ricreativa lungo le nostre coste e non meno importante è il confronto in corso di posizioni e proposte per indicare misure utili a ridurre o eliminare i con- flitti tra pesca ricreativa e piccola pesca commerciale. È l’inizio di un per- corso invocato da tempo, che non si preannuncia né facile né veloce, ma che promette di dare risultati in modo decisamente più credibile ed effi- cace rispetto alle iniziative nazionali degli ultimi anni. Del resto non ci sono alternative ed è un bene che non ce ne siano, visto lo stato in cui versano le nostre risorse costiere e la conseguente crisi conclamata del- la pesca ricreativa in mare e del settore economico ad essa legato. 2/2020 • MOSCA e SPINNING • 11