LA CIVETTA February 2016 | Page 61

Al momento in cui si entra nello stadio, la prima cosa che colpisce non è il rumore né la vista dei tifosi schiacciati come sardine, ma è l’odore.

L’odore dei fuochi d’artificio, dei razzi e dei bengala, l’odore pungente dei diversi tipi di fumo. Dappertutto ci sono segnali di ‘vietato fumare’ e quelli che minacciano le pene detentive obbligatorie per il possesso di fuochi pirotecnici. Ma è risaputo che nessuno applica queste leggi nello stadio. Infatti, fra tutti i luoghi di Napoli, lo stadio costituisce la minima resistenza alla criminalità. La droga passa da mano a mano come i popcorn al cinema. Attorno alla criminalità, sono le famiglie che non battono un ciglio, sono contente di acquistare un biglietto nella curva inferiore.

Le curve. Nello stadio San Paolo ci sono due tipi di biglietti: inferiore e superiore. Il superiore è sempre esaurito ma l’inferiore solo qualche volta. Il superiore offre la migliore vista del campo ed è la parte in cui si siedono (ma non sono mai seduti) gli ultras. Certo, tutti i tifosi vogliono sedersi al piano di sopra. Così, che cosa fanno? Salgono naturalmente! Quindici minuti prima del calcio d’inizio, uno sciame di uomini e donne vestiti di azzurro scavalcano una parete di quattro metri. L’afflusso di centinaia di tifosi affolla profondamente questa sezione, ma nessuno si lamenta. Per i napoletani, questo è il calcio. Tutte le persone si conoscono e gridano con voci sia burbere, sia cordiali. L’intimità emoziona i napoletani. Nella prima fila ci sono tre o quattro ultrà che non guardano mai le partite. Invece, guardano la folla, istruendole ogni canto.

Su un lato dello stadio c’è uno striscione che legge “Al di là del risultato” – quest’è una comunità che ama il calcio, che impazzisce per le stelle come Maradona, ma soprattutto è una comunità ancora emarginata dalla società italiana. E per questo, il calcio non è sempre l’attrazione principale nello stadio. Piuttosto, l’andare allo stadio offre l’opportunità di sentirsi napoletano e di esserne orgogliosi. Nonostante il risultato o i pericoli: per 90 minuti ogni settimana gente di ogni strato della vita napoletana si riunisce per celebrare senza vergogna la sua città, sia le cose brutte sia le cose fantastiche, ed è questo il fatto che viene celebrato dallo striscione.

L’odore del calcio napoletano

Matt Coombe

Matt Coombe è stato a Napoli nel suo anno all'estero, qui ci spiega tutta la teatralità e la magia di andar a vedere gli Azzurri

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Stadio San Paolo, Napoli