ARTE, CULTURA & SPETTACOLO
lavorò dal 1613 al 1643 come maestro di cappella della Basilica di San Marco.
Ascoltare la musica operistica di Monteverdi fa sempre una grande impressione, specie se si pensa che il genere musicale dell'opera lirica nasce praticamente con lui, e nasce già perfettamente formato. Come con Dante nel campo della letteratura in volgare, Monteverdi è al tempo stesso un innovatore e uno dei massimi compositori operistici di sempre. Le sue opere oggi non solo non sembrano datate, ma anzi risultano incredibilmente moderne e attuali. Basti pensare a L'Incoronazione di Poppea, con le sue ambiguità morali, politiche, e sessuali: un testo con cui il pubblico di oggi può identificarsi senza fatica. E poi la musica, e la parola, insieme: due componenti di eguale importanza come forse non saranno mai più nella storia della musica.
In sintonia con la parola d'ordine di questa edizione della Civetta, appunto "insieme", possiamo dire che il punto di forza degli spettacoli è stato senza dubbio il magnifico affiatamento tra tutti i musicisti: orchestra, coro e solisti.
Senza entrare nelle complicate questioni filologiche a proposito della partitura scelta dal Maestro Gardiner per le esecuzioni di questo ciclo, diremo che le qualità di spicco sono state proprio quel senso di perfetto ensemble che Gardiner ottiene dalla compagine orchestrale - caratterizzata da strumenti originali - così come dai solisti tra cui si respira un senso di totale armonia d'intenti. L'esecuzione de L'Orfeo è stata esemplarein questo senso. Unica critica - la dizione non perfetta tra i molti cantanti non italiani. Nel canto monteverdiano l'articolazione del testo è fondamentale e uno sforzo maggiore per rendere la parola chiara ed espressiva avrebbe reso il risultato artistico ancor più alto.
Tra le esecuzioni di spicco, il mezzosoprano Marianna Pizzolato come Ottavia nell'Incoronazione di Poppea. La Pizzolato ha sfoggiato un timbro di velluto e un volume di voce ragguardevole, uniti a una pronuncia perfetta e a una caratterizzazione di grande presa. La sua aria "Addio Roma" ha costituito il vertice vocale e interpretativo dell'opera. Infine, in un'orchestra così "inglese", ha fatto piacere vedere specialisti italiani di grande valore come Paolo Zanzu al clavicembalo e Marco Frezatto al violoncello, a dimostrazione che in questi campi i confini nazionali spesso non hanno molto senso.
Il maestro John Eliot Gardiner
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