LA CIVETTA - April 2020 | Page 99

DIPARTIMENTO

DIPARTIMENTO

gli vengano poste determinate domande, si sentono più sicuri e finiscono per dare ugualmente quelle informazioni , ad aprirsi. Ho fatto un'intervista con un uomo che è stato in Vietnam, ma non mi avrebbe raccontato nulla se ci fosse stata sua madre nei paraggi perché non voleva che sua madre sapesse determinate storie. E lui sapeva che io sapevo, durante l’intervista sua madre era lì, allora gli ho chiesto di parlare di qualcos’altro. Non li stai sfidando. Ci sono particolari che si possono omettere, quando intervistavo le vittime della classe operaia di Terni, dovevo forse rivelare che sapevo che quello di cui parlavano non era avvenuto nel ‘53, ma nel ‘49? No, perché sarebbe stato come sfidarli. Piuttosto gli ho chiesto se ne erano sicuri. Ma la cosa assurda in tutto ciò era che a loro non importava, perché il significato della storia era più importante della data, di un numero.

O: Come hai affrontato gli studi sulla classe operaia di Terni e quella americana?

AP: Ho realizzato che c’è una cosa in comune e una differenza di base.

Quella in comune è che sono stati posti in cui la cultura industriale e l’industrializzazione sono arrivate all’improvviso, come fattori esterni. Così è nata la classe operaia, uomini che sono diventati minatori, operai. Non hanno avuto il tempo di dimenticare il passato, la loro vita precedente. Sia in America che in Italia ci sono canzoni popolari su eventi contemporanei, forme musicali preindustriali. Perché prima dell’industrializzazione le persone cantavano e hanno continuato a farlo. Erano cantastorie meravigliosi, parlavano del mondo industrializzato con gli strumenti linguistici ereditati dal passato.

La differenza invece, è che la cultura italiana era definita principalmente da una combinazione di socialismo e cattolicesimo, mentre in America vigeva il comunismo. Una della conseguenze è stata la riflessione su quale sia la fonte del rispetto di sé stessi. Nel caso di Terni, il rispetto per sé stessi derivava dal duro lavoro, portando così a una visione negativa dello stato, si sentivano oppressi perché l’orgoglio era dato dal sacrificio. Negli Stati Uniti invece il rispetto per sé stessi derivava dal rispetto che ricevevi dall’esterno, dall’essere riconosciuto, quindi erano più ottimisti riguardo la loro condizione di vita o di lavoro. Questo ci porta a delle considerazioni sull’etica in ambiente lavorativo: questa è arrivata in Kentucky dal comunismo, se i Lord ti dicevano che potevi essere solo uno spazzino, allora dovevi essere il migliore spazzino della città. A Terni, proveniva dal desiderio di avanguardia, dal fatto che i tuoi diritti erano in mano della forza rivoluzionaria, non dovevi mai permettere che il capo dicesse che non avevi svolto il tuo lavoro. Se ci facciamo caso è simile al Lord in Kentucky, quindi ci si arriva in modi diversi, ma l’obiettivo è comune. Svolgere lo stesso progetto simultaneamente in due luoghi diversi è stato interessante perché noti le differenze solo in relazione alle analogie.

O: Hanno avuto le stesse esperienze, che in seguito si sono sviluppate.

AP: Il cuore della cultura industriale sta nella perdita del lavoro, perdita di centralità, la chiusura delle miniere. La perdita di significato dell’etica del lavoro all’interno della cultura.

A: Parliamo un attimo dell’Italia di oggi. In uno dei suoi articoli ha citato il sociologo David Riesman parlando di Nani e Giganti nella società attuale, arrivando poi a parlare delle trasformazioni che la democrazia ha subito nel corso della storia. Lei pensa sia possibile il ritorno o inizio di una democrazia come immaginata dalla Costituzione?

AP: Si, non c’è mai stata una democrazia del genere. Sono ormai trent’anni che tutto l’arco della politica si allontana dall’idea espressa nella Costituzione. Io non sono nato né di sinistra né antifascista, ma sviluppando il mio pensiero a riguardo, mi sono posto delle domande. Sono diventato antifascista quando mi sono reso conto che mentre i nazisti dicevano di aver fatto quello che hanno fatto eseguendo degli ordini, i partigiani hanno anche fatto cose orrende, ma non ho mai sentito un partigiano dire di star eseguendo un ordine. Questa è l’enorme differenza fra l’essere sudditi e l’essere cittadini. La Costituzione italiana si fonda proprio sull’idea di una cittadinanza attiva, partecipata: partiti, sindacati, scuola pubblica. Facciamoci caso: sono 30 anni che tutto ciò è sotto attacco. Tutta logica di disintermediazione: il leader e le masse. Quando si è cominciati a passare dall’idea di partecipazione all’idea di governabilità... be’ io non voglio essere governato, democrazia significa popolo sovrano. Non mi sembra ci sia un progetto di questo tipo. Serve ricostituire luoghi di partecipazione.