LA CIVETTA - April 2020 | Page 96

Portelli ha iniziato a interessarsi a tale disciplina attraverso la musica popolare e di protesta, in questo genere musicale troviamo infatti racconti di eventi sociali di cui i cantori sono stati protagonisti. Attenzione però, non si parla di musicologia, ma dell’andare a ricercare cosa c’è di “storico” all’interno della musica impegnata. Da qui i suoi interessi si sono sempre più allargati, impegnandosi particolarmente nella raccolta di testimonianze orali riguardo la classe operaia. Numerose sono le pubblicazioni, fra cui ricordiamo "L'ordine è già stato eseguito. Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria" (1999), "L'uccisione di Luigi Trastulli. Terni, 17 marzo 1949. La memoria e l'evento" (1999).

E quello che per prima cosa ha colpito ed appassionato il professore è stato il racconto di storie non vere, testimonianza dell’emozione vissuta o del desiderio che gli eventi prendessero un’altra piega.

Principale strumento della storia orale è l’intervista. I suoi protagonisti sono: l’intervistato, l’intervistatore e un registratore. Portelli ci ha svelato uno dei primi consigli ricevuti agli inizi della sua carriera: durante un’intervista non spegnere mai il registratore, è impossibile prevedere quando verrà detto qualcosa di utile o interessante. Fondamentale è poi comprendere che non sono solo i racconti ad essere studiati ed analizzati, ma anche il suono e il contesto di un’intervista. Molto spesso - svela Portelli - si traggono informazioni dalla semplice reticenza a rispondere a determinate domande, dai suoni esterni, da come l’intervistato si esprime su certi concetti o esperienze. Le fonti orali sono dunque costituite da informazioni primarie e secondarie, si può accedere a quest’ultime solo dopo un’attenta analisi di ore ed ore di registrazioni.

storia orale:

"the use of memory as a tool against forgetfulness"

Entra in gioco quindi la relazione che si instaura con chi si ha di fronte, per Portelli non è una questione di fiducia, molte volte ci sono troppe differenze, come se ci fosse una linea immaginaria che fa da confine tra il detto e il non detto. A rendere l’intervista significativa è lo sforzo di parlare oltre quella linea. L’intervista in sé diventa così una sfida reciproca, da un lato abbiamo la difficoltà a rispondere a domande personali, dall’altro la difficoltà nel confrontarsi e specchiarsi nelle vite degli altri. Fare storia orale significa quindi interessarsi anche alla narrativa, alla soggettività, alle emozioni e interazioni che si creano. Più che accedere all’esperienza diretta dei singoli, si accede al racconto della memoria dell’esperienza. Il punto forte: la relazione.

DIPARTIMENTO

DIPARTIMENTO

L’11 febbraio 2020 l’Università di Bristol ha ospitato Alessandro Portelli, uno dei più importanti “cacciatori” di storia orale. Si tratta di quella storia fatta di racconti, memorie, canti popolari, utili a fare chiarezza in quegli eventi storici o di vita quotidiana cristallizzati negli archivi della storiografia classica. Portelli riesce a cogliere quanto si muove nei più profondi strati sociali attraverso una documentazione attenta, supportata, o per meglio dire costituita, da interviste. Consiste nella raccolta e lo studio delle informazioni storiche attraverso il racconto di individui e famiglie. Ciò su cui riflette la storia orale è il significato del passato, il significato che ha avuto un particolare evento nelle vite di chi lo ha vissuto.