LA CIVETTA - April 2020 | Page 19

politica

politica

No more coal, no more oil,

keep our carbon in the soil!

-What do we want?

-Climate justice!

-When do we want it?

-NOW!

h.11.00

Sono ormai le undici quando incominciano i primi discorsi da parte dei ragazzi del “Bristol Youth Strike 4 Climate”, un gruppo caratterizzato dall’attivismo e dalla partecipazione che, in solo otto giorni da quando la ragazza svedese ha annunciato che si sarebbe unita alle proteste, è riuscito a mettere su un evento di enorme portata. Il che è piuttosto sorprendente, ci ricordano, se si pensa che non si tratta di Londra.

Vengono poi affrontanti gli argomenti più scottanti a livello locale: la crisi climatica non è fine a se stessa, ma è anche una questione sanitaria. Lo conferma anche la “University Hospitals Bristol NHS Foundation Trust”, la fondazione del Servizio Sanitario Nazionale di Bristol. Viene introdotto anche un altro movimento chiamato “Save M32 Maples”, una comunità locale che cerca di salvare dalla distruzione alcuni grandi aceri situati nel quartiere di Saint Paul, il più inquinato della città.

Gli oratori si susseguono e i punti toccati si moltiplicano. Si parla del 2020 come dell’anno del cambiamento. Un primo esempio lo si avrà a novembre, quando il Regno Unito ospiterà il COP26, la 26esima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Loro avranno una grande responsabilità, ci ricordano i ragazzi, perché ogni cinque anni devono rinnovare quelle promesse del Trattato di Parigi per limitare le emissioni.

Gli attivisti hanno quattro richieste: chiedono innanzitutto che venga messo in atto un nuovo patto ambientale in linea con la giustizia climatica che questa crisi impone, vogliono che il futuro venga insegnato dal sistema educativo, che si parli di futuro e infine che quest’ultimo venga potenziato anche dai giovani stessi che, tuttavia, devono poter aver le carte in regola per poter decidere. Chiedono quindi che le loro voci siano incluse nella politica fin dai sedici anni. Credono che l’azione individuale sia importante, ma che a fare la differenza siano le grandi multinazionali e per combattere questi giganti l’unica arma è la partecipazione. E se i politici pensano che si tratti di un vento passeggero, forse non sanno che i ragazzi di Bristol non si stancheranno poi così facilmente.