LA CIVETTA - April 2020 | Page 102

DIPARTIMENTO

Che ne sarà di me dopo la laurea

Studiare le lingue è sempre una scommessa. Un percorso sicuramente non lineare che normalmente si intraprende per passione, non certamente per i suoi innumerevoli riscontri lavorativi. Ma ogni tanto l’amore per ciò di cui ci si occupa non basta e sarà lecito per uno studente di questa facoltà chiedersi: “Che ne sarà di me dopo la laurea?”.

A rassicurarci ci sono persone come Chris Edwards, ex studente dell’Università di Bristol che, in occasione di una conferenza organizzata dal Carrier Service, ci ha raccontato il suo brillante percorso.

Parlaci della tua esperienza.

Cosa hai studiato?

Quando ti sei laureato?

Cosa hai fatto dopo la laurea?


Ho studiato Italiano e Spagnolo qui all’Università di Bristol. Mi sono laureato nel 2015, cinque anni fa. La mia formazione riguarda ovviamente le lingue e poi anche la storia, la cultura, la politica ad esse relative. Ho amato particolarmente la cultura della moda in Italia e il cinema. Non ho letto molto Dante o altri scrittori antichi. Chi lo sa, magari in un’altra vita!

Poi mi sono spostato nel settore privato: ho iniziato a lavorare per la Mars Chocolate, un’importante azienda a livello globale che si occupa di beni di consumo e vende prodotti confezionati ma anche cibo per animali e altro ancora. Ero nel settore del marketing e anche in quello commerciale, quindi nella compravendita di materie prime (come latte, cacao, ecc.), ma poi ho realizzato che quel lavoro non era così significativo per me, così ho deciso di buttarmi nel pubblico e sono stato assunto dal Dipartimento del Commercio Internazionale (che opera nel Regno Unito e all’estero) dove sono rimasto per un anno e mezzo. Poi ho trovato un nuovo lavoro, cioè quello che ho ora, nel Dipartimento per lo Sviluppo Internazionale. Qui ho a che fare con paesi in via di sviluppo che hanno bisogno di supporto nell’imprenditoria sociale.

Quanto pensi ti sia stato utile quello che hai studiato per trovare il lavoro che hai ora?


I lavori che ho avuto sono stati sempre caratterizzati dall’internazionalità: prima ho lavorato nel commercio internazionale e poi ora nello sviluppo, sempre a livello internazionale. Ciò che ho studiato mi ha permesso di avere una visione globale, una prospettiva ampia del mondo: come le differenti culture interagiscono tra di loro, perché il pianeta su cui viviamo è stato modellato in questo modo sia a livello politico, che geografico, ecc. Penso di aver acquisito grandi capacità analitiche e comunicative. Tutto questo mi è stato utile soprattutto all’inizio quando stavo facendo domanda per ottenere un certo lavoro, ma anche dopo per sviluppare importanti relazioni lavorative e, infine, anche ora perché ovviamente, muovendomi in un contesto internazionale, quel tipo di formazione mi serve ogni giorno.

Descrivici il tuo attuale impiego.

Ti piace?

In concreto, di cosa ti occupi?

Pensi che rimarrai in questo settore?


Attualmente collaboro con il settore privato per investire e supportare imprese che si trovano in una fase iniziale di sviluppo, in Africa e Asia. Il nostro obiettivo è la loro crescita e il loro impatto sociale su molti settori, come ad esempio acqua e servizi igienici, salute, agricoltura, connessioni digitali e molto altro. Adesso siamo anche impegnati nella gestione dei rifiuti plastici per ridurre l’inquinamento di campi, oceani, dell’ambiente in generale.


Sì, mi piace molto quello che faccio. Non sapevo che
sarei finito a fare questo, non sapevo neanche esistesse un lavoro del genere. Penso che continuerò a occuparmi di questo per almeno altri due anni e poi non so se resterò nel dipartimento per cui lavoro, se nel settore pubblico o privato. Sicuramente vorrei avere l’opportunità di usare di più l’italiano.

A proposito di questo, tu cosa fai quotidianamente per non perdere le lingue che hai studiato?

C'E' qualche lingua che pratichi di piu' nel tuo lavoro?

Cosa consiglieresti in generale per non perdere l'abitudine?


Io all’Università ho studiato Italiano e Spagnolo ma, ora come ora, parlo soprattutto francese perché lavoro con posti come l’Africa dell’ovest…

…ah, ma hai studiato anche francese?


Sì ma non all’Università. Ho studiato francese solo fino all’A-Level, ma nonostante questo, è finito per diventare importante nel mio lavoro di adesso. Mi piacerebbe utilizzare di più l’italiano e lo spagnolo. In particolare, nel Sud America per quanto riguarda lo spagnolo. Anche se probabilmente non accadrà ora come ora, perché il governo non ha in piano di intervenire su quel territorio, non è tra le priorità purtroppo. Ma continuo a cercare di allenarmi con l’italiano parlando con i miei amici di là. WhatsApp, film, TV, radio: sono questi i mezzi che ho a disposizione per mantenere una lingua.

Nella tua esperienza, quanto pensi sia importante sapere le lingue, per trovare un lavoro?


Mmm… non penso che tu debba necessariamente conoscere le lingue di per sé a meno che, ovviamente, uno non si trovi a vivere in un paese straniero. In quel caso però, se si tratta di uno stato con un alto tasso di disoccupazione giovanile, come l’Italia o la Spagna, essere giovane e conoscere le lingue non è sempre una risorsa perché è già difficile per la gente del posto, quindi conoscere la lingua diventa una necessità di base, piuttosto che un bonus. In generale credo che la cosa fondamentale sia ciò che studiare una lingua comporta: lo spirito analitico che si sviluppa, l’apertura mentale, il fatto che si impari come comunicare efficacemente e lavorare con persone diverse che vengono da tutto il mondo, ognuno col proprio passato, ognuno con la propria cultura. Studiare le lingue è una risorsa, ti può dare una marcia in più rispetto alle altre persone. Il fatto che tu sappia una certa lingua difficilmente è la ragione per la quale si trova un lavoro, ma può essere la ragione per cui ti tengono, per tutto quello che comporta.

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