La biblioteca di Sallustio - Numero 1 n.1 set-ott 2014 | Page 6

con me c’eri tu, nonno. Sei stato come un padre per me e per questo ti chiamavo Bab (“babbo”) e a te piaceva essere chiamato in questo modo. Ci hai sempre amato e protetto con tutto te stesso e hai aiutato mia madre a crescerci e l’hai amata come se fosse tua figlia. Ti ringrazio per questo. Ricordo ancora oggi il giorno in cui scoprii che stavamo lasciando il nostro paese per raggiungere nostro padre in Italia. Sono scappato di casa perché non sopportavo l’idea di allontanarmi da te. Mi avete cercato senza trovarmi, ma più tardi sono ritornato in casa perché già mi mancavi e avevo capito che dovevo godermi con te gli ultimi giorni prima della partenza. Quando arrivò quel giorno, in quell’alba che per me era senza sole, compresi quanto era difficile separarsi da una persona che si ama. Adesso so di amare l’Italia e di odiarla allo stesso tempo. La amo perché mi ha portato a chiamarti Bab; ma la odio perché ci ha divisi, senza che io abbia potuto darti l’ultimo saluto. Adesso che sono qui, davanti alla tua tomba, mi viene in mente il giorno della mia partenza, quando ti avvicinasti al mio orecchio e, come avevi fatto al momento della mia nascita, mi dicesti: “Ovunque tu vada, lascia un segno nel mondo”. E io che scrivo queste parole che dicono di te, cerco di iniziare a lasciarlo. Il bello della Qual è la colonia fenicia più importante? Cartilagine! E quale fu la più terribile sconfitta che inferse ai Romani? Nella battaglia di Zanne! Le Ultime lettere di Jacopo Ortis sono un romanzo episcopale di Foscolo. Il re Francesco I, battuto e catturato nella battaglia di Pavia, fu sprigionato in seguito alla pace di Madrid del 1526. Di quale poema è protagonista Orlando? La Chanson de Ronald! Da dove deriva l’immagine di Orlando che “per i suoi peccati tende il guanto a Dio”? Dalla boxe! La Magna Grecia fu chiamata così da Alessandro Magno dopo averla conquistata. Quando legge del bacio che Gianduiotto dette a Ginevra, Paolo fa lo stesso con Francesca. Urim Qovanaj V CAT I Vandali invasero Roma rasandola al suolo. (Racconto pubblicato nella raccolta La memoria della mia terra, a cura di Michele Campanini, Siena, Betti Editrice, 2013) Bibliopolis: libri, foto e fantasia Arma di... istruzione 6 Le cose che contano: una ragazza a Gaza salva i suoi libri dopo un bombardamento continua dalla prima pagina Non sono sicuro che questi corridoi intitolati a Sallustio ospitino solo attività strumentali a quella che sarà la vita futura, azioni preventive a quel che verrà, avvenimenti potenziali in vista di una realtà che si attuerà e troverà compimento solo nelle vostre vite adulte. C’è invece una realtà non solo potenziale anche nella vita giovanile. Può anche darsi dunque che i miei primi quasi sessant’anni di vita e i tanti altri decenni dei miei coetanei ben adulti anche se non ancora decrepiti siano ora a cercare uno scopo per quel tempo che hanno vissuto prima e dopo la vostra nascita, come può darsi che questo senso e questo scopo del loro vivere e lavorare lo trovino in quel che stanno per consegnare ad altri prima della (speriamo) pensione. Non sono sicuro però che questa consegna avvenga tutta al di fuori di queste stanze dedicate a Sallustio o di quelle qui accanto dedicate a Galileo o nelle altre qui vicino intitolate a Tito, Enea Silvio, Guglielmo, Duccio, Caterina, Giovanni e Bettino. Divengo anzi ogni anno più sicuro, al momento del back to school, che tutto l’umano operare, che sia nel campo agricolo o in quello artistico, in quello letterario o in quello industriale, nell’amministrazione o nell’officina, oltre alla pagnotta quotidiana, produca contenuti che non possono andar perduti una volta tramontato il sole e che rimangono in vita nella trasmissione delle conoscenze. Come sarebbe che la scuola non deve essere travaso di conoscenze? Deve proprio esser questo, perché il resto è una funzione puramente strumentale, mentre il perdurare della conoscenza è il fine e la scuola è questo fine. Ogni volta che da ragionieri farete una buona pratica amministrativa o contabile, ogni volta che da geometri (lo so che ora i nomi sono cambiati, prima o poi li imparerò) misu- rerete il terreno come Dio comanda, allora avrete anche tenuto alto il livello di un saper fare, di una conoscenza che ha impiegato anni e secoli a precisarsi e le vostre buone pratiche contribuiranno ad una buona sintesi teorica che la scuola continuerà a travasare su chi verrà dopo di voi. Non si può dunque parlare di una biblioteca che non si rinnova: alla tradizione della conoscenza del passato la biblioteca allega continuamente lo sviluppo della sintesi teorica della contemporaneità. C’è una rubrica in questo giornalino, che si occupa delle nuove proposte di acquisto. Allora dico a chi si azzarderà a fare tali proposte: occhio! Perché state partecipando al meccanismo di rilevazione e alla sintesi teorica di quel che avviene fuori dalle stanze di Sallustio. Con la vostra scelta di mettere a scuola un libro anziché un altro, contribuirete alla sua sopravvivenza (talvolta immeritata) o sarete correi della sua morte (talvolta meritata). Se I Promessi Sposi non fossero stati letti da generazioni di ragionieri e di geometri (solo negli istituti tecnici i vecchi programmi imponevano la lettura manzoniana per due anni), pensate forse che quel romanzo sarebbe ancora così conosciuto e così continuamente trasformato in pellicola cinematografica o televisiva? Pensate che sarebbe sufficiente la lettura pubblica di Benigni a salvare Dante se calasse l’attenzione scolastica su quell’immenso capolavoro? Attenzione dunque, Professori, a quel che mettete in programma del secolo scorso. Attenzione dunque, Allievi del Bandini, a quel che leggete e poi proponete di mettere nella Biblioteca di Sallustio. Sarete causa di vita o morte degli autori. E guai se sopravvivono i libri sbagliati. 7 Antonio Vannini ((0