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associazione
confartigianato
Fisco, rilevazione
di Confartigianato
Imu su immobili produttivi: nel 2012 è costata alle imprese 9,3 miliardi e
da gennaio è già aumentata di 491,2 milioni, +8,3%. Con Tares le tasse sulle
imprese e famiglie cresceranno del 17,6%.
di Ufficio Studi Confartigianato
9,3
miliardi: è quanto hanno pagato
nel 2012 gli imprenditori italiani per
l’Imu sugli immobili produttivi.
Una somma pari al 39,1% del totale dei 23,7 miliardi di gettito Imu dello scorso anno. Ma da gennaio
2013 l’imposta municipale sui capannoni delle imprese è più costosa: infatti l’aumento automatico da
60 a 65 del moltiplicatore da applicare alle rendite
catastali per gli immobili produttivi, scattato da inizio anno, ha fatto lievitare il prelievo Imu dell’8,3%,
pari a 491,2 milioni di euro di maggiori tasse per le
aziende italiane.
In vista delle decisioni del Governo su Imu e Tares, Confartigianato ha calcolato l’impatto dei due
tributi su imprese e famiglie.
E si scopre che, rispetto all’Ici, l’Imposta municipale sugli immobili ha generato un maggiore prelievo fiscale di 14,5 miliardi sui contribuenti italiani.
A pagare di più, nel passaggio da Ici a Imu, sono stati gli imprenditori. Infatti il 50,6% dei Comuni italiani
ha aumentato l’aliquota base da applicare agli immobili produttivi, il 47,9% ha mantenuto l’aliquota base del
7,6 per mille e soltanto l’1,6% dei Comuni l’ha ridotta:
con il risultato che l’aliquota media nazionale applicata agli immobili produttivi è pari al 9,4 per mille,
a fronte del valore base del 7,6 per mille.
Se l’Imu ha aumentato il prelievo fiscale sulle imprese, le cose non sembrano migliorare con la Tares.
Secondo Confartigianato, l’applicazione del nuovo
tributo su rifiuti e servizi provocherà un aumento
medio di 26 euro per abitante, pari al 17,6% in più
rispetto a quanto avviene con l’applicazione degli attuali tributi sui rifiuti: Tarsu e Tia.
I rincari derivanti dalla Tares andrebbero a sommarsi ai continui aumenti registrati in questi anni
dalle tariffe dei rifiuti: tra marzo 2012 e marzo 2013
sono cresciute del 4,9%, tra marzo 2008 e marzo
2013 gli aumenti sono stati del 22,1% e, addirittura,
negli ultimi 10 anni hanno raggiunto il +56,6%.
Per alcune tipologie di imprese, l’applicazione della Tares sarebbe un vero e proprio salasso: è il caso
delle attività artigiane di pizza al taglio operanti in
piccoli Comuni che attualmente applicano la Tarsu e
che, con l’introduzione della Tares, subirebbero rincari
del 301,1%. Non andrebbe meglio per i laboratori artigiani di pasticceria che pagherebbero il 181,7% in
più. Aumenti significativi anche per i piccoli produttori di pane e pasta che nel passaggio da Tarsu a Tares sarebbero costretti a sborsare il 93,6% in più.
«Gli imprenditori – commenta il Presidente di Confartigianato Giorgio Merletti – non possono sopportare
ulteriori aumenti di pr