associazione
quale si è disposti a cambiare vita e Paese. La seconda
ragione è quella che vede nell’espatrio più opportunità per i figli (12,2%), seguita dalla ricerca di maggiori garanzie sul futuro (9,6%).
Il lavoro: difficoltà nella gestione del tempo
e nella conciliazione, incertezza per il futuro
e difficoltà economiche
Chi ha un lavoro lamenta soprattutto poco tempo
per se stesso (68,1%) e difficoltà di conciliare lavoro e
famiglia (52,4%).
Oltre la metà dei lavoratori (57,7%) non si sente in
grado di fare progetti per il futuro, dato comunque
lievemente migliore al 63,4% registrato dalla precedente inchiesta dell’Eurispes. Una lieve tendenza al
miglioramento si presenta anche in relazione alla
possibilità di sostenere spese importanti: dal 66,1%
del 2014 al 57% del 2015.
Aumenta invece il numero di quanti indicano la
necessità di cercare una nuova occupazione: il 32,6%
(22,4% nel 2014).
In parallelo cresce (+8) il numero di chi non si sente in grado di dare garanzie alla propria famiglia con
il proprio lavoro fino a quota 64,7%. Deve ricorrere
all’aiuto della propria famiglia (genitori, parenti) il
28% di chi lavora. Pur avendo un’occupazione, il
55,6% dei lavoratori ammette di avere difficoltà ad arrivare a fine mese.
anap
Potere d’acquisto eroso per 7 famiglie su 10.
Si taglia su tutto, rivolgendosi più spesso a punti
vendita economici per cibo e abbigliamento.
Auto, animali domestici, babysitter o un aiuto
in casa sono diventati un lusso. Aumentano
le rateizzazioni per sostenere le cure mediche
(46,7%, +24,3%).
L’erosione del proprio potere d’acquisto è ormai
un dato di fatto per 7 italiani su 10 (71,5%) che hanno
visto nell’ultimo anno diminuire nettamente o in
parte la capacità di affrontare le spese con le proprie
entrate.
A mutare non sono solo i modelli di consumo che
si esprimono con la contrazione degli acquisti indirizzati al superfluo (tempo libero, pasti fuori casa, parrucchiere, estetista ecc.), ma anche i modelli di acquisto (e-commerce e mercato dell’usato).
Ci si rivolge più spesso a punti vendita economici
come grandi magazzini, mercatini, outlet (lo fa
l’84,5% contro il 75,3% dello scorso anno) e si rimandano gli acquisti ai saldi (l’88,2% vs l’82,9%).
L’81,7% cambia marca di un prodotto alimentare
se più conveniente (+5,8). È aumentata di ben 13
punti la percentuale di chi si è rivolto ai discount
(70,9%) per la spesa alimentare. I tagli si riflettono anche sugli articoli tecnologici, l’80,1% (+8,5), quelle
per la benzina, con un maggiore utilizzo dei mezzi
pubblici (41,6%), quelle dedicate agli animali dome-
Anno LXVI
N. 3
Marzo 2015