editoriale
Caro presidente Rossi,
ti scrivo..
di Roberto De Laurentis
M
entre provo a buttare giù qualche riga per la nostra rivista, e penso a quale argomento trattare, la radio
che mi accompagna in sottofondo passa una canzone di Lucio Dalla che inizia con “caro amico ti scrivo, così mi distraggo un po’.. e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò”. È proprio questo il titolo e sono proprio queste le parole che stavo cercando, caro presidente Rossi, per provare a farti capire
cosa stia succedendo e quale profondo malessere stia scuotendo il nostro mondo artigiano.
Due mesi fa -in piena volata elettorale e con il palcoscenico trentino occupato dal centrosinistra autonomista, dal centrodestra inesistente, dalle civiche con dentro tutto ed il contrario di tutto, da
movimenti assortiti, da un esercito di candidati pronti a servire la comunità, molti dei quali solo fino alla loro elezione avvenuta- chiudeva l’attività con debiti per 27,5 milioni di euro -come riporta
la stampa locale- l’impresa di costruzioni BTD. Coinvolgendo 53 imprese artigiane per oltre 2,1 milioni di euro. Si potrebbe cinicamente dire “nulla di nuovo sotto il sole”, commedie o piuttosto tragedie già viste e vissute, sceneggiate di bravi imprenditori industriali che -una volta drenate le risorse
pubbliche di Trentino Sviluppo o di qualche Confidi- chiudono l’attività lasciando a spasso dipendenti, collaboratori, subappaltatori, fornitori. Naturalmente dopo avere intascato il denaro dei debiti non onorati e messo in sicurezza il proprio capitale. Pronti a partire, nella stessa attività, con
una diversa ragione sociale ma con la stessa moglie, lo stesso parente, lo stesso commercialista.
Stavolta però qualcosa non torna, perché BTD non fa riferimento ad un avido padrone ma al mondo
della cooperazione. Un mondo a cui la politica, e la stessa struttura pubblica, non ha mai lesinato e
non lesina aiuti. Mentre qualche artigiano ignorante