editoriale
E tagliare
dove si dovrebbe.. no?
di Roberto De Laurentis
S
ono in casa ad Arco, in questo 13 luglio pomeriggio, quando il cellulare annuncia l’arrivo di
un messaggio. L’sms di un artigiano che, scusandosi per l’irruzione nella giornata festiva,
scrive testualmente: “ciao Roberto, volevo renderti partecipe di un mio ragionamento (o follia): in questi giorni leggo sul giornale di chiusure probabili o reali di reparti di ospedale e di
tagli alla sanità. Non ti sembra sia più logico – prima di intervenire su un settore che, pur
potendo essere migliorato, riguarda la salute dei cittadini – agire, ad esempio, sulle squadre
degli operai provinciali della viabilità, dei bacini montani, dei forestali o di altri servizi generali che non solo incidono pesantemente sui costi dell’apparato pubblico ma che, addirittura, finiscono per essere di ostacolo alle realtà economiche di quei settori (prendendo così
anche i famosi due piccioni con una fava)? Ma forse la faccio troppo semplice.” No, caro collega, non la fai troppo semplice. Al contrario tu scrivi esattamente ciò che la gente comune
– quella che non se la tira e non fa strani ragionamenti politici, che lavora senza lamentarsi
e non ha i sindacati a protezione – pensa. E non conta nemmeno molto che tu operi in un
settore (so che non parli per interesse personale) dove si soffre quella concorrenza pubblica
che, non avendo finora mai fatto i conti con le risorse disponibili, continua a permettersi
lentezze, ritardi, inefficienze.. naturalmente a carico della comunità.
In ogni caso – dando per scontato che la sanità trentina funziona ma che, da subito, avrebbe
la necessit