L' Artigianato Gennaio 2013 | Page 28

ARTIG_n1gen13 04/01/13 17.16 Pagina 26 associazione rapporto censis Censis: nell’anno degli eventi estremi Gli italiani tra “restanza” e riposizionamento Nel rapporto 2012 le tre “r” della famiglia: risparmio, rinuncia e rinvio. La ricerca di nuove formule di sopravvivenza ma anche di ricostruzione: dal boom delle imprese cooperative al car sharing, all’“internazionalizzazione” della scuola e alla scoperta dei percorsi di formazione tecnica. U na crisi peggiore delle altre, “perfida”, la definisce il Censis nel Rapporto 2012, presentato stamane al Cnel, che ci ha resi inermi di fronte a “eventi estremi”, quasi incomprensibili: non solo siamo stati costretti a imparare rapidamente il significato di parole come spread e default, ma le abbiamo viste travolgere la nostra vita, le nostre certezze. E allora gli italiani si sono trincerati nella “restanza”, cercando di «sfruttare al massimo tutte le più nascoste ma solide componenti del modello pluridecennale che ha fatto l’Italia di ieri e anche di oggi». Risparmio, rinuncia e rinvio sono diventate per necessità le direttrici dei comportamenti familiari, le tre “r”, le chiama il Censis. Ma non c’è solo paura, trincea, lo sguardo rivolto al passato non è solo nostalgico. Intanto, gli italiani non sono rassegnati. Se si chiede loro qual è la reazione alla crisi della politica, indicata come la causa prima del disastro attuale, la risposta prevalente è “rabbia” (52,3%). La rabbia è anche superiore alla voglia di reagire (20,1%), che però non manca. Gli italiani stanno cercando faticosamente di “riposizionarsi”. I giovani si orientano verso “percorsi di formazione tecnico-professionale dalle prospettive di inserimento occupazionale più certe”. Emergono a tutti i livelli modelli di cooperazione: si va dai sempre più consistenti aiuti della rete familiare al boom del modello delle imprese cooperative, cresciute in dieci anni del 14%, al noleggio e al car sharing come superamento dell’auto di proprietà. Si condivide, e si innova anche: la scuola si “internazionalizza”, favorendo gli scambi e i soggiorni all’estero di studenti e insegnanti. L’agricoltura diventa più organizzata e competitiva, il commercio inventa nuove reti e nuove forme di distribuzione. Cresce il numero delle imprese attente ai controlli e alle certificazioni di qualità, cambia il modo di informarsi degli italiani, sempre più legato ai social network e meno ai fenomeni tradizionali. Non è tutto sfacelo: il Censis vede consistenti “segnali di reazione degli italiani”, e coglie numerosi “processi di riposizionamento nel sociale e nell’economia”. Famiglie allo stremo I consumi delle famiglie, incapaci ormai di elaborare strategie innovative di 26 l’Artigianato Anno LXIV N. 1 Gennaio 2013 sopravvivenza e prostrate da una crisi spietata, sono ritornati ai livelli del 1997: 15.700 euro annui pro capite, complice anche una flessione tendenziale del 2,8% nel primo trimestre di quest’anno, e del 4% nel secondo. La propensione al risparmio si è ridotta al lumicino, passando dal 12% del 2008 all’attuale 8%. L’83% delle famiglie ha riorganizzato la spesa alimentare cercando offerte speciali e cibi meno costosi, il 65,8% ha ridotto gli spostamenti per risparmiare sulla benzina, il 42% ha rinunciato ai viaggi e il 39,7% all’acquisto di abbigliamento e calzature. Le parole d’ordine sono “risparmio, rinuncia, rinvio”. Con qualche operazione “straordinaria” di sopravvivenza: 2,5 milioni di famiglie hanno venduto oro o altri oggetti preziosi, 2,7 milioni di italiani coltivano ortaggi e verdura per l’autoconsumo, 11 milioni di italiani preparano tutto in casa, dal pane ai gelati. (Più) ricchi e (più) poveri Negli ultimi dieci anni la ricchezza finanziaria netta è passata da 26.000 a 15.600 euro a famiglia, con una riduzione del 40,5%. Ma questa è la media. Nel dettaglio, le cose sono andate in maniera diversa: la quota di famiglie con una ricchezza finanziaria netta superiore a 500.000 euro è raddoppiata, passando dal 6% al 12,5%, mentre la quota di ricchezza del ceto medio (compresa tra i 50.000 e i 500.000 euro, e comprensiva anche dei beni immobili) è scesa dal 66,4% al 48,3%. C’è stato inoltre uno slittamento della ricchezza verso le componenti più anziane della popolazione: se nel 1991 i nuclei con capofamiglia di età inferiore a 35 anni detenevano il 17,1% della ricchezza totale delle famiglie, nel 2010 tale quota è scesa al 5,2%. Mai così tanti senza lavoro Anziché usare banalmente il termine “disoccupati”, il Censis parla di 2.753.000 job seekers. Ma non si tratta di un “inglesismo” superfluo: è che questi quasi tre milioni di persone, in eccezionale aumento (+34,2% tra il primo semestre del 2011 e il primo del 2012) sono effettivamente “persone in cerca di lavoro”. Attive, dunque,