L' Artigianato Febbraio 2016 | Page 4

il punto I piccoli investigatori crescono di Roberto De Laurentis I n questi ultimi mesi, ma sarebbe più corretto dire anni, sui media locali si è spesso parlato di Sanifonds. Da parte di taluni, senza conoscere. Da parte di altri, per posizione politica. Da parte di qualcuno, soprattutto a sproposito. Come nel caso del consigliere provinciale Claudio Cia che, ad una lettera inviata al Trentino in cui “cerca trasparenza” (?), fa seguire una conferenza stampa ed un’interrogazione di cinque pagine cinque (!) alla Giunta provinciale per chiedere lumi su Sanifonds. Eppure sarebbe stata sufficiente una telefonata allo scrivente, presidente di Sanifonds, che in maniera semplice, diretta, comprensibile – peraltro come da sempre mia abitudine – poteva dare risposta chiara ad ogni perplessità o domanda. Ma ciò, evidentemente, non avrebbe provocato né una gratificante comparsata sui media né avrebbe consentito, allo stesso tempo, di intorbidire un po’ le acque a fini politici. Da qui la decisione di buttare giù queste due righe, e fare un po’ di chiarezza ed un po’ di storia, perché anche il lettore meno attento capisca cosa è oggi Sanifonds. All’inizio del 2013 le categorie economiche vengono chiamate, dall’allora Assessore alla Salute Ugo Rossi, a dare vita ad un fondo chiuso nel quale fare affluire le quote annuali – per singolo dipendente ed a carico del datore di lavoro – destinate a fornire prestazioni di sanità integrativa a tutti i lavoratori trentini. Pubblici e privati. A discutere di modalità, di struttura, di governance del fondo sono la Provincia Autonoma di Trento, l’ASAT degli albergatori, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti, Confindustria, Cooperazione e le organizzazioni sindacali CGIL, CISL, UIL. Giusto il tempo di qualche riunione e Confindustria – che già versa quote a livello nazionale e percepisce quindi la sanità integrativa come un ulteriore costo del personale per le imprese, in un momento di grande difficoltà economica – si defila. Seguita a ruota dalla Cooperazione che quanto più parla di sistema economico trentino tanto più mira ad isolarsi, a chiudersi, a rifugiarsi nel proprio mondo. In attesa rimangono ASAT, Confcommercio e Confesercenti – che già versano quote in altri fondi – mentre la Provincia e il sindacato “spingono” per realizzare un fondo territoriale che sia, nello stesso tempo, anche un progetto di identità, di autonomia, di solidarietà trasversale delle categorie economiche trentine. E Confartigianato? La nostra Associazione già dal 2012 aveva dato vita a SIA3 (la Sanità Integrativa per i dipendenti delle nostre imprese, ad eccezione dell’edilizia incardinata su un altro ente) abbandonando così il fondo nazionale artigiano San.Arti in nome dell’autonomia e dell’efficienza di un siste