Juggling Magazine march 2014, n.62 | Page 25

Jug n 62:JUG new 17/03/14 18:37 Pagina 23 UNTITLED I WILL BE THERE WHEN YOU DIE archivio di Marche Teatro regia di Alessandro Sciarroni Alfredo Anceschi www.alessandrosciarroni.it/untitled Untitled è una pratica performativa e coreografica sul trascorrere del tempo che nasce da una riflessione sull’arte di manipolare con destrezza gli oggetti: la giocoleria. Questo lavoro rappresenta il secondo capitolo di un progetto più ampio intitolato "Will you still love me tomorrow?", ricerca che Alessandro Sciarroni intende realizzare sui concetti di sforzo, costanza e resistenza. L’idea è spogliare quest’arte circense dagli stereotipi cui viene comunemente associata nell’immaginario collettivo ed esplorarla in quanto linguaggio costringendo gli interpreti a stare nel tempo presente, senza possibilità di tornare indietro, ancora e ancora e ancora… intervista a Lorenzo Crivellari attore giocoliere Sono entrato in questo progetto europeo attraverso un bando online e dopo aver superato le tre prove previste. Degli 80 giocolieri che si erano candidati siamo stati selezionati in quattro: Edoardo Demonitis, Pietro Selva Bonino, Victor Garmendia Torija ed io. Untitled è parte di una trilogia che affronta le pratiche in quanto tali: la ripetizione del gesto all’interno di una disciplina. Se fosse ad esempio il basket sarebbe il palleggio e tutto quello che gli sta attorno. Il primo spettacolo, Folks, era centrato sulla danza tirolese. Il secondo, Untitled, è centrato sulla giocoleria, e il terzo sarà sugli sport. La creazione è stata molto interessante e totalmente diversa dai miei percorsi precedenti. Il regista Alessandro Sciarroni e il coreografo provengono dalla danza contemporanea e dal teatro contemporaneo, non avevano la minima idea di cosa fosse il circo e non la volevano avere. Abbiamo iniziato la creazione in marzo, a Barcellona, su cose cui non avremmo mai pensato di lavorare. L’opera è totalmente incentrata sulla pratica della giocoleria. Utilizziamo solo clave. Bianche e nuove. Abbiamo iniziato, bendati, a fare un lavoro fisico a terra guidati dalla musica. Dopo due ore ci hanno consegnato delle clave nuove e, sempre bendati, ci hanno chiesto di scoprire cosa potessimo fare con le clave. È stata un’esperienza che ha cambiato tantissimo il modo di vedere gli spettacoli e anche il modo di percepire quello che facciamo. Ci ha fatto sentire la musica Steve Reich, suonata da due pianoforti, con le due sequenze uguali che gradualmente si sovrapponevano o si sfalsavano. E a noi veniva chiesto di fare la stessa cosa con le clave, ed altri lavori di questo tipo sul ritmo. Niente che riguardasse l’arte circense o che fosse legato al nostro ritmo: nessuna estetica del nuovo circo o del circo tradizionale. Lo spettacolo presenta così 4 viaggi personali che gradualmente si fondono, attraverso assonanze e uguaglianze. Tutto l’impianto musicale è costruito sul suono campionato della clava che batte su una mano. C’è molta empatia tra noi e il musicista Pablo Esbert Lilienfeld, e cerchiamo di starci dietro a vicenda, quasi come un lavoro jazzistico. In scena l’esperienza è sempre nuova, perché la musica è ogni volta diversa. Bisogna essere in quel posto e in quel momento. Non c’è un copione. Tutte le cose e le emozioni in scena sono vere, vissute. Sul palco si ricrea l’atmosfera di un acquario. Siamo in punti distinti del palco e ognuno di noi ha il suo territorio. Quando si guardano le assonanze e le affinità, essendo un numero molto lungo e dilatato, si possono vedere i gesti di ognuno. E a un certo punto spariscono le clave, non interessa più quello che si sta facendo e viene fuori la personalità di ognuno di noi. Continuando a giocare non cerchiamo di forzare niente, non c’è clown, è solo performance. E da questa performance vengono fuori le personalità e sparisce tutto il resto. La creazione tecnica è stata tutta delegata a noi, ma il regista ci ha guidato con dei fili invisibili. Pensavamo di averlo fatto noi lo spettacolo e invece alla fine ci siamo guardati gli altri suoi spettacoli ed erano tutti uguali al nostro! produzione Teatro Stabile delle Marche – Corpoceleste; coproduzione Comune di Bassano del Grappa / Centro per la Scena Contemporanea - Biennale de la danse / Maison de la Danse de Lyon - AMAT - Mercat de les Flors/Graner, Barcelona - Dance Ireland, Dublin. Realizzato nell’ambito del progetto europeo Modul Dance e promosso dall’European Dancehouse Network con il sostegno del Programma Cultura 200713 dell’Unione Europea, con il sostegno di Centrale Fies, Santarcangelo dei Teatri j u g g l i n g m a g a z i n e n u m e r o 6 2 m a r z o 2014 23